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Il Papa: se paure e preoccupazioni tolgono gusto alla vita, Dio dona speranza

Nella catechesi dell'Angelus, Francesco commenta l’episodio evangelico delle nozze di Cana e riflette su come anche nel "banchetto" della nostra esistenza possa venire a mancare “il vino”. Ma Dio “non è tirchio” e alle nostre mancanze risponde generosamente con la sua “sovrabbondanza"

Lorena Leonardi – Città del Vaticano

Come a Cana, anche nel “banchetto” della nostra esistenza a volte ci accorgiamo che a causa di paure e preoccupazioni finisce “il vino” e perdiamo il gusto della vita; ma dinanzi a questa mancanza, il Signore risponde con la sua “sovrabbondanza” in modo generoso.

Così Papa Francesco si rivolge stamani, 19 gennaio, ai fedeli e ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro per l’Angelus.

Gesù, sposo che porta il "vino nuovo"

Francesco commenta il Vangelo della liturgia odierna, il primo segno compiuto da Gesù con la trasformazione dell’acqua in vino durante una festa di nozze a Cana di Galilea.

Un racconto che, rileva il Papa, “anticipa e sintetizza tutta la missione di Gesù”, sposo che porta il “vino nuovo”.

Sono due gli elementi emergenti dal Vangelo che il Santo Padre rimarca: la mancanza e la sovrabbondanza. 

Alle nostre mancanze Dio risponde con la sovrabbondanza

Quando Maria segnala che alle nozze “non hanno vino”, Gesù interviene facendo riempire sei grandi anfore e, alla fine, la bevanda è così abbondante e squisita che il maestro del banchetto domanda allo sposo perché lo ha conservato fino alla fine.

Dunque, il segno nostro è sempre la mancanza, ma il segno di Dio sempre è la sovrabbondanza e la sovrabbondanza di Cana è il segno. (…) Dio non è tirchio; Dio quando dà, dà tanto. Non ti dà un pezzettino, ti dà tanto. Alle nostre mancanze il Signore risponde con la sua sovrabbondanza.

Fedeli in Piazza San Pietro
Fedeli in Piazza San Pietro

Paure e preoccupazioni tolgono gusto alla vita

Allo stesso modo che nel banchetto nuziale in Galilea, evidenzia il Papa, anche nel “banchetto della nostra vita” possiamo accorgerci che “il vino viene a mancare”, “ci mancano le forze”.

Accade “quando le preoccupazioni che ci affliggono, le paure che ci assalgono o le forze dirompenti del male ci tolgono il gusto della vita, l’ebbrezza della gioia e il sapore della speranza”. È allora che, dinanzi a questa mancanza, “il Signore dà la sovrabbondanza” perché “vuole fare la festa con noi, una festa che non avrà fine”.

Infine, il Papa invoca l’intercessione della Vergine, “donna del vino nuovo”, perché in questo anno giubilare aiuti a riscoprire la gioia dell’incontro con Gesù.

Striscione all'Angelus
Striscione all'Angelus

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19 gennaio 2025, 12:20

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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