In Vaticano una tavola rotonda sulle iniziative interreligiose in Kazakhstan
Daniele Piccini – Città del Vaticano
La dichiarazione conciliare sulle relazioni della Chiesa cattolica con le religioni non cristiane, Nostra aetate, “riconosce che nel nostro tempo l'umanità si avvicina sempre più ogni giorno che passa e i legami tra i diversi popoli si rafforzano”. E, se ciò era vero nel 1965, all’indomani del Vaticano II, ciò è ancora vero oggi: i popoli sono “più legati ora” e i loro legami sono “diventati più forti”. “Promuovere l'unità e l'amore tra i popoli, anzi tra le nazioni” è il compito del Dicastero per il Dialogo Interreligioso.
Lo ha sottolineato il cardinale George Jacob Koovakad, prefetto dello stesso Dicastero, accogliendo oggi, 11 dicembre in Vaticano, Maulen Ashimbayev, presidente del Senato del Kazakhstan e capo del Segretariato del Congresso dei Leaders delle Religioni Mondiali e Tradizionali.
Tavola rotonda sulle iniziative interreligiose del Kazakhstan
L’incontro nella sede del Dicastero, prima che Ashimbayev fosse ricevuto in udienza da Papa Leone XIV, è avvenuto nell’ambito della tavola rotonda: “Iniziative interreligiose del Kazakhstan e leadership spirituale della Santa Sede”, organizzata dal Segretariato del Congresso dei leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali in collaborazione con il Dicastero per il Dialogo Interreligioso e il Centro internazionale per il dialogo interreligioso e interconfessionale.
Questa “meravigliosa iniziativa”, come l’ha definita il porporato nel suo discorso di saluto “offre un momento unico di incontro, per rinnovare la nostra amicizia, la nostra fratellanza e la nostra collaborazione di lunga data”.
La dichiarazione Nostra aetate è dunque ancora la stella polare del Dicastero, “fonte di ispirazione e speranza per noi”, per “promuovere l'unità e l'amore tra i popoli, anzi tra le nazioni, partendo da ciò che abbiamo in comune, la nostra comune umanità, i nostri bisogni fondamentali comuni e le nostre aspirazioni”.
Il cardinale Koovakad ha poi sottolineato che anche Papa Leone XIV, nel 60.mo anniversario della sua promulgazione, “ha lodato con entusiasmo la Nostra aetate, affermando che essa ha ‘aperto un nuovo orizzonte di incontro, rispetto e ospitalità spirituale’, insegnandoci ‘ad andare incontro ai seguaci delle altre religioni non come estranei, ma come compagni di viaggio sulla via della verità; a onorare le differenze pur affermando la nostra comune umanità; e a discernere – ha concluso il prefetto - in ogni ricerca religiosa sincera, un riflesso dell'unico Mistero divino che abbraccia tutta la creazione”.
La ricerca di un “terreno comune”
“Assistiamo ad un aumento della violenza e della xenofobia in tutto il mondo – ha detto il presidente del Senato del Kazakhstan Ashimbayev dopo aver ringraziato per l’organizzazione dell’iniziativa - nonché a tentativi di sfruttare le tensioni per promuovere ideologie radicali e diffondere discorsi di incitamento all'odio. Questa tendenza è ulteriormente amplificata dal potenziale senza precedenti delle moderne tecnologie digitali”.
In questa situazione il ruolo delle religioni e le responsabilità dei suoi leader è enorme. Essi “in quanto custodi dei valori morali e spirituali, svolgono un ruolo fondamentale nella ricerca di un terreno comune che unisca le persone indipendentemente dalla loro religione, etnia o appartenenza politica”, ha proseguito Ashimbayev. Il presidente del Senato Kazako ha infine “condiviso pienamente la saggezza delle parole di Papa Leone XIV” sul dialogo: non è una “tattica o uno strumento, ma uno stile di vita, un cammino del cuore che trasforma tutti coloro che vi prendono parte”.
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