Ciro impiatta le lasagne nel pranzo offerto ai poveri nei locali della parrocchia di via Gregorio VII Ciro impiatta le lasagne nel pranzo offerto ai poveri nei locali della parrocchia di via Gregorio VII 

Un menù di speranza e fraternità, 80 "poveri di San Pietro" a pranzo in parrocchia

A San Gregorio VII, a due passi dalla Basilica Vaticana, uomini e donne indigenti legati a L’Osservatore di strada hanno pranzato insieme grazie alla Fondazione Santo Versace che ha donato un momento di serenità a persone in difficoltà

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Violetta, Fabrizio, Ciro, Nicholas. Sono alcuni degli amici de L’Osservatore di Strada che non mancano al pranzo di oggi, 11 dicembre, organizzato dalla Fondazione Santo Versace nei locali della parrocchia di San Gregorio VII, nella omonima via, non lontano dal Vaticano. Facce familiari che si mescolano a quelle di tanti invisibili con addosso i segni di notti insonni, di risse scoppiate per un non nulla. Arrivano alla spicciolata con i loro averi più cari: un passeggino che custodisce cartoni, coperte e vestiti; zaini da montagna, buste di plastica o di stoffa, una con l’indicazione “Università di Parma”, simbolo di quel girovagare continuo che fortunatamente porta anche a momenti di serenità. In questi locali si è anticipato il Natale, tovaglie rosse, piatti e bicchieri natalizi, sembra di stare in casa anche se alcuni restano chiusi nel loro silenzio, in sguardi lontani, altri invece si lasciano andare a racconti di vite faticose.

Il passeggino carico di coperte e indumenti
Il passeggino carico di coperte e indumenti

Silenzi, sguardi e parole

Miriam parla di sé, viene dall’Ecuador, ha quasi 40 anni e 5 figli, gli ultimi sono due gemelli di cinque mesi. Spiega che ha difficoltà con la burocrazia italiana ed è in attesa di una soluzione, vive in zona, non lavora, ogni tanto si affaccia in parrocchia. Ha un viso sereno che si incupisce quando spontaneamente confessa di aver passato cinque anni in carcere. Non serve chiedere il perché, non cambierebbe nulla perché non è la colpa a definire la vita di una persona. Paolo, rumeno di 72 anni, ha allestito la sala con le decorazioni natalizie, ha gli occhi lucidi quando abbraccia Emilia, una volontaria. Non servono parole tra di loro, anzi. I silenzi e i sorrisi sono la lingua perfetta per raccontare la gratitudine che provano l’uno per l’altro. Perché se c’è una cosa che i poveri insegnano è quella di guardarsi dentro, capire che non si è poi così distanti e che la vita spesso è una roulette, capita di puntare sul numero sbagliato. Oggi Paolo è sereno, vive con le Missionarie della Carità, le suore di Madre Teresa di Calcutta, ha abbandonato la strada per motivi di salute ma non dimentica che da lì viene. E infatti a via della Conciliazione c’è un suo segno: un piccolo altarino per ricordare Papa Francesco, l’amico dei poveri, e anche i compagni di strada che non ci sono più.

Paolo ed Emilia
Paolo ed Emilia

La ricchezza della povertà

“Dio da ricco che era si fece povero per arricchirci con la sua povertà”, dice fra Agnello Stoia, parroco della Basilica di San Pietro, amico de L’Osservatore di Strada arrivato poco prima del pranzo per benedire la tavola. Accanto c’è padre Stefano Albanesi della chiesa di San Gregorio VII che ha aperto la cucina per il menù offerto dalla Fondazione Santo Versace. Impiatta Ciro, un passato tra le sale dei ristoranti, un mestiere imparato da piccolo e che non dimentica anzi lo offre come un dono pur vivendo in grandi difficoltà. Lasagne con ragù o con le verdure, spezzatino con patate, verdure gratinate, pasticceria mignon, pandoro: un vero e proprio pranzo di Natale che si conclude con il portare a casa un piccolo panettone. 

Vivere la speranza

“Siamo qui oggi – sottolinea Francesca De Stefano Versace - per ricordare che nessuno deve sentirsi solo. Portare un gesto di vicinanza a chi soffre è una regola di vita, e questo pranzo è il nostro modo di dire: siamo accanto a voi”. Piero Di Domenicantonio, coordinatore de L’Osservatore di Strada, prende la parola per ringraziare del dono fatto ai poveri intorno a San Pietro. “Quest’anno in occasione del Giubileo, sulle colonne del giornale abbiamo raccontato la speranza e siamo andati a cercare tanti semi di speranza, oggi cerchiamo anche di vivere la speranza e questa è una bella occasione perché la speranza è fatta di convivialità, di stare insieme gli uni accanto agli altri. Questo credo e sia un segno di speranza che ci porta a guardare a quell'umanità, a quella fraternità alla quale aspiriamo tutti”. Fraternità è proprio la parola chiave per raccontare gli incontri straordinari che la vita dona: la strada, un giornale, il mondo pieno di meraviglie della moda. Nell’indifferenza di molti, queste sono luci, piccole ma preziosissime.

La sala dove si è svolto il pranzo dei poveri
La sala dove si è svolto il pranzo dei poveri

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Il pranzo nella parrocchia di San Gregorio VII
11 dicembre 2025, 16:16