La missione di ogni cristiano
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
L'immagine proposta questa settimana illustra un brano del Vangelo di san Giovanni (Gv1, 19-29):
«E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: "Chi sei tu?". Egli confessò e non negò, e confessò: "Io non sono il Cristo". Allora gli chiesero: "Che cosa dunque? Sei Elia?". Rispose: "Non lo sono". "Sei tu il profeta?". Rispose: "No". Gli dissero dunque: "Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?". Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia». Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: "Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?". Giovanni rispose loro: "Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo". Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!»
Alla prima testimonianza di san Giovanni Battista è dedicata la meditazione di padre Bartolomeo Ricci, contenuta nel capitolo XVII del libro Considerationi sopra tutta la vita di N.S. Giesu Christo, edito da Bartolomeo Zanetti nel 1610 a Roma. Un esemplare è conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Il volume è dedicato a monsignor Marcantonio Tani, cameriere di Paolo V.
Voce di uno che grida nel deserto
Il racconto evangelico è illustrato dall’incisore Camillo Cungi in due scene. Quella in primo piano, identificata con la lettera A, rappresenta il santo interrogato dai sacerdoti e dai leviti inviati dai Giudei (Gv, 1,19-28). Postagli la domanda «Tu, chi sei?», egli confessò «Io non sono il Cristo» e quando gli chiesero «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?», rispose «Non lo sono» e negò anche di essere un altro profeta. All’ennesima richiesta su chi fosse, affermò «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
Ecco l’Agnello di Dio!
Interrogato sul perché battezzasse, Giovanni replicò «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». La piccola scena sul fondo, indicata con la lettera B, è relativa al momento in cui Giovanni, vedendo il giorno dopo Gesù avvicinarsi a lui, disse: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29).
Camillo Cungi
L’autore delle incisioni è Camillo Cungi o Congio, originario di Borgo Sansepolcro e vissuto circa tra il 1570 e il 1649. Stilisticamente legato alla scuola dei Carracci, nella prima metà del Seicento è stato uno dei più ricercati incisori di traduzione: artisti che reinterpretavano il linguaggio pittorico o scultoreo in un'espressione grafica. Era infatti nota la sua straordinaria abilità bulinistica. Oltre a frontespizi e soggetti sacri realizzati su invenzione di artisti diversi, come Antonio Tempesta, Giovanni Lanfranco e Pietro Berrettini, Cungi incise dai disegni di Bernardo Castelli la maggior parte delle illustrazioni della Gerusalemme liberata e da Guido Abbatini il frontespizio dell’opera di Girolamo Teti Aedes Barberinae pubblicata a Roma nel 1642. A lui sono inoltre attribuiti i modelli di scrittura incisi in De caratteri di Leopardo Antonozzi del 1638.
(Leone XIV, Discorso ai membri della Scuola di Evangelizzazione Sant’Andrea, 29 agosto 2025)
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