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Monsignor Rino Fisichella nello studio esterno dei media vaticani in Piazza San Pietro Monsignor Rino Fisichella nello studio esterno dei media vaticani in Piazza San Pietro

Fisichella: il Giubileo un tempo straordinario, la speranza non è un'utopia

Ai media vaticani, il pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione traccia un primo bilancio dell'Anno Santo che sta per concludersi ricordando i primi mesi con Francesco, i suoi funerali con 200 mila adolescenti presenti a Roma per il loro Giubileo, il primo dialogo con Leone XIV: ancora una volta Roma si è mostrata "città accogliente e sicura"

Andrea De Angelis - Città del Vaticano 

"Ogni Giubileo porta con sé qualcosa di straordinario. Il nostro linguaggio è sempre pieno di fede e di carità, ora per un anno abbiamo avuto la gioia e la responsabilità di riflettere sul tema della speranza e questo ci ha arricchito. Così come fu nel 2016 con la misericordia". L'arcivescovo Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, a Radio Vaticana-Vatican News sottolinea la preziosità di un tempo in cui il Vaticano e Roma hanno accolto - e continueranno a farlo ancora per un mese - milioni di pellegrini. 

I segni di speranza

Nell'intervista realizzata da Orazio Coclite ed Eugenio Bonanata nello studio esterno dei media vaticani in Piazza San Pietro, l'arcivescovo evidenzia subito come "la speranza è qualcosa di concreto, la speranza ha un volto, la speranza ha un nome. Come più volte ci ha ribadito Papa Leone, la speranza è Gesù Cristo, è questa vita che Lui ci dà, è la vita nuova del Battesimo, quella che riceviamo. E questo - prosegue - ci porta anche a costruire il nostro presente, ci porta a far sì che guardando al futuro, davanti a noi, siamo impegnati e responsabili nel costruire, avendo davanti però un obiettivo". Dunque non parliamo di "una idea astratta, ma tangibile, visibile, concreta, allora ci sono dei segni di speranza".

Il dono della vita

Uno di questi segni importanti è certamente quello del dono della vita. "Non possiamo negare che, proprio per rimanere anche nel nostro presente, il grande problema della denatalità è legato alla mancanza di speranza, cioè - spiega monsignor Fisichella -  manca la gioia di poter guardare al futuro. Ci si rinchiude, non si è fecondi, non si porta più quello che è di generazione in generazione il dono della vita. Abbiamo bisogno di una grande responsabilità da questo punto di vista. Sapere che essere trasmettitori di vita è un impegno di speranza, è un impegno di gioia, è un impegno di fiducia nel futuro". Nel sottolineare la sacralità della persona, il presule cita un predecessore di Leone XIV. "San Paolo VI parlava del mistero della persona, del sacramento della persona, per dire che noi vediamo qualcuno, ma abbiamo bisogno di vedere che cosa c'è dietro a quell'immagine! Lì c'è un fratello, c'è una sorella, c'è una relazione che si viene a creare tra di noi, che non è una relazione vuota, è una relazione che si colma di tanti contenuti che sono proprio quelli che ci vengono dati dal fatto di avere un unico Padre. Se siamo davvero figli di Dio la conseguenza è inevitabile, dobbiamo riconoscerci fratelli tra di noi".

Ascolta l'intervista a monsignor Rino Fisichella

La speranza è nel cuore di ogni persona

L'arcivescovo afferma poi come "ogni Giubileo porta con sé qualcosa di straordinario. Per rimanere legati a quello che stiamo vivendo, il nostro linguaggio è sempre pieno di fede e di carità. Della speranza non parliamo quasi mai. Ora - rileva - abbiamo avuto per un anno la gioia, la forza, la responsabilità di riflettere sul tema della speranza! E questo credo che ci abbia arricchito, come quando, con il Giubileo straordinario della Misericordia (2016, ndr), per un anno abbiamo parlato dell'attributo fondamentale di Dio: misericordioso". La speranza ha dunque una forza che risulta "fondamentale nella vita di ogni persona, di ogni uomo, di ogni donna, nella vita del credente. È il contrario della disperazione, del rinchiudersi in se stesso". Cosa ci lascia dunque questo Anno Santo? "La consapevolezza che la speranza non è una parola vuota, non è un'utopia, non è un'idea, ma è una Persona, che ci chiede di vivere con dei segni, di dare dei segni tangibili, visibili, di cosa la speranza implica".

Giubileo ed evangelizzazione

Il pro-prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione sottolinea come "non sia un caso" che il Papa abbia affidato proprio al suddetto Dicastero l'organizzazione del Giubileo, perché "questo Anno Santo è un segno tangibile di evangelizzazione". Un segno che si vede anche nelle strade colme di pellegrini, in particolare in via della Conciliazione. "Da Piazza Pia fino alla Porta Santa c'è un percorso riservato ai pellegrini che nel percorrerlo pregano, e lo fanno nel via vai costante di persone, di turisti, di romani. Ecco, chi passa e vede un gruppo di persone che prega con la croce del Giubileo, che canta, che manifesta la propria fede, è provocato a pensare. Ma questi cosa fanno? In mezzo alla strada pregano? Queste domande sono rivolte ad ognuno di noi. Chi sono, da dove vengono, cosa vogliono, che messaggio vogliono dare. E questo ci portaa riflettere e mi sembra che sia una delle dimensioni fondamentali del Giubileo. Una bellissima testimonianza, che contagia". 

Da destra monsignor Rino Fisichella, Eugenio Bonanata ed Orazio Coclite
Da destra monsignor Rino Fisichella, Eugenio Bonanata ed Orazio Coclite   (@VATICAN MEDIA)

Un Giubileo, due Papi

Il Giubileo è stato iniziato da Papa Francesco e proseguito da Leone XIV. "Innanzitutto - afferma monsignor Fisichella - dobbiamo dire che c'è stata da subito la grande disponibilità di Papa Leone a farsi carico di tutti gli impegni del Giubileo. Non possiamo dimenticare - prosegue - che i primi mesi del Giubileo sono stati faticosi per Francesco, incluso il periodo del ricovero". Poi la morte, il conclave, l'elezione. Il pensiero del presule va in particolare ai funerali del Papa.  "Non possiamo dimenticare che in quei giorni era stato previsto il Giubileo degli Adolescenti. Qui a Roma c'erano più di 200 mila ragazzi e ragazze che celebravano il loro Giubileo e che in maniera inaspettata - anche per noi organizzatori - hanno voluto partecipare ai funerali con una intensità incredibile. Credo che debba rimanere negli annali della storia di questo Giubileo". Poi l'Anno Santo è proseguito con Papa Leone. "Dopo un paio di giorni dall'elezione mi ha ricevuto - ricorda monsignor Fisichella - gli ho esposto tutto il programma. Mi ha detto che accettava tutto quello che era stato programmato del Giubileo. Non passa giorno che il Papa non sia impegnato in qualche evento e che non faccia presente la grazia di questo tempo".

La città di Roma

Come ogni Giubileo, anche questo ha chiamato la città di cui il Papa è vescovo ad un grande impegno organizzativo. Monsignor Fisichella sottolinea come "non solo si è sentita la responsabilità di questo evento per l'Italia, per la città stessa di Roma, ma si è creato quello che è stato chiamato il metodo Giubileo, cioè la capacità di coordinarsi tra i vari uffici, tra le varie competenze, sapendo che c'era un obiettivo da raggiungere". Quindi secondo l'arcivescovo oggi è possibile affermare che "la collaborazione è stata molto positiva, Roma si è presentata ancora una volta come una città estremamente accogliente, dove la sicurezza ha funzionato benissimo, una città dove i trasporti hanno funzionato in maniera molto efficace, e questo si può dire anche per quanto riguarda la sanità, a partire dai pronto soccorso nei vari ospedali". 

La chiusura del Giubileo

Cosa aspettarsi, infine, per la chiusura dell'Anno Santo? "Dobbiamo viverlo - conclude l'arcivescovo - con la stessa intensità con cui abbiamo vissuto ogni giorno di questo anno giubilare. Non dimentichiamo che a Roma sono giunti già più di 32 milioni di pellegrini per partecipare alle diverse attività del Giubileo. È un numero consistente, reale, ma è un numero che ci fa anche dire la grande attenzione che il popolo di Dio ha avuto nei confronti del Giubileo".

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12 dicembre 2025, 15:30