Caccia: la libertà religiosa è cartina di tornasole del rispetto dei diritti umani
Vatican News
"Il mondo contemporaneo si trova ad affrontare sfide significative, tra cui conflitti e violenza, povertà e fame, limitazione dei diritti e frammentazione sociale. In questo contesto, gli sforzi per ottimizzare l’efficacia delle Nazioni Unite sono spesso ostacolati dalla polarizzazione e ulteriormente complicati dai vincoli finanziari imposti dalla crisi di liquidità. In tali circostanze, sono necessari un’attenta riflessione, un pensiero innovativo e il coraggio di prendere decisioni impegnative": è quanto ha dichiarato l’arcivescovo Gabriele Caccia, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, alla sessione di lavori del terzo comitato nell’ambito dell’80ª Assemblea generale dell’Onu.
Promuovere e proteggere i diritti umani
Nel suo intervento, il presule ha ricordato che «le radici dei diritti umani affondano nella dignità donata da Dio a ogni essere umano». Lo Stato, dunque, «ha il dovere di promuovere e proteggere i diritti umani, che sono condizioni necessarie per la prosperità umana». Per monsignor Caccia, «ciò deve avvenire in un quadro che sostenga sia le libertà individuali sia le nostre responsabilità reciproche. Questi diritti sono universali, inviolabili, inalienabili. Universali perché presenti in tutti gli esseri umani, senza eccezioni. Inviolabili in quanto inerenti alla persona umana e alla sua dignità. Inalienabili in quanto nessuno può legittimamente privare un’altra persona di questi diritti, poiché ciò ne violerebbe la natura».
Il rischio di una moda culturale che livella tutto
L’arcivescovo ha sottolineato che "se in passato la mentalità colonialista ignorava la vita concreta delle persone e imponeva modelli culturali predeterminati, oggi si moltiplicano le colonizzazioni ideologiche che si scontrano con la realtà, soffocano il naturale attaccamento dei popoli ai propri valori e pretendono di sradicare le loro tradizioni, la loro storia e i loro legami religiosi". Secondo Caccia, "questa mentalità, pensando presuntuosamente di aver superato le pagine oscure della storia, si apre alla “cultura della cancellazione”, che giudica il passato solo a partire da categorie contemporanee. Si crea così una moda culturale che livella tutto, uguaglia tutto, non tollera le differenze e si concentra sul presente, sui bisogni e sui diritti delle persone, trascurando spesso i doveri verso i fratelli più deboli e vulnerabili: i poveri, i migranti, gli anziani, i malati, i nascituri… Sono loro — ha proseguito — i dimenticati nelle “società del benessere”; sono loro che, nell’indifferenza generale, vengono scartati come foglie secche da bruciare". Monsignor Caccia, inoltre, ha ribadito l’impegno della Santa Sede "sul ruolo centrale della libertà religiosa, non perché ignori altre libertà, ma perché rappresenta la cartina di tornasole del rispetto di tutti gli altri diritti umani e libertà fondamentali. Come afferma Papa Leone, lavorando insieme c’è l’opportunità di “costruire un mondo in cui tutti possano condurre una vita autenticamente umana nella verità, nella giustizia e nella pace”. La Santa Sede — ha concluso — continuerà a fare la sua parte".
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