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Fedeli in pellegrinaggio verso la Porta Santa della Basilica vaticana Fedeli in pellegrinaggio verso la Porta Santa della Basilica vaticana  (Vatican Media)

Parolin: il Papa non ha mai smesso di governare la Chiesa

In una intervista al Corriere della Sera il cardinale segretario di Stato spiega che “anche nei giorni più difficili” della malattia Francesco “vedeva i dossier” sui quali “decideva di conseguenza”. Esistono poi questioni che i Dicasteri vaticani possono gestire in autonomia in base alla potestà che il Pontefice ha affidato loro o per una delega, come nel caso di una canonizzazione

Alessandro De Carolis - Città del Vaticano

Ha rallentato, come la sua salute imponeva, ma “il governo della Chiesa è nelle sue mani”. Il cardinale Pietro Parolin spiega in che modo il ricovero prima e la convalescenza adesso abbiano modificato nei tempi e nella mole, ma mai interrotto, l’attenzione del Papa su argomenti che richiedevano una sua decisione o un suo indirizzo. In una intervista al Corriere della Sera il segretario di Stato entra nelle pieghe della routine della Santa Sede affermando che se “il Papa non ha mai smesso di governare la Chiesa nemmeno nei giorni del suo ricovero al Gemelli”, è anche vero che ci sono “tante questioni più routinarie sulle quali i collaboratori della Curia possono procedere anche senza consultarlo, sulla base delle indicazioni già ricevute in precedenza e delle normative esistenti”.

A nome del Papa

Quelle che in questo periodo vengono presentate al Papa, precisa il cardinale Parolin, sono unicamente le “questioni sulle quali lui e solo lui può e deve decidere”, per il resto c’è una “potestà” che i dicasteri vaticani, che “lavorano a nome del Papa”, possono esercitare assumendo via via decisioni “seguendo le linee guida” tracciate da Francesco, cosa che peraltro – indica il porporato – avviene anche “nei periodi normali”. Una circostanza del genere, dice il segretario di Stato, è rappresentata dalle canonizzazioni: “È il Papa che pronuncia la formula, ma anche questo, se necessario, può essere delegato a un collaboratore, che la pronuncia nel nome del Pontefice”. Dunque, prosegue, se il Papa desse l’autorizzazione al cardinale Marcello Semeraro, il prefetto delle Cause dei Santi, potrebbe “leggere in suo nome la formula, nel caso lui non fosse in grado in quel momento”.

Tutto questo, osserva il cardinale Parolin, “dipenderà anche da come si sentirà il Santo Padre in quei giorni”. Ora l’importante per Francesco, dice, “è che possa riposarsi e recuperare” per i due mesi indicati dai medici, nella speranza che il “periodo di attività ridotta” rispetto ai ritmi precedenti “possa aiutarlo a riprendere appieno il suo ministero”.

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29 marzo 2025, 10:55
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