Fisichella: è il perdono che cambia la vita
Alessandro Di Bussolo - Città del Vaticano
La parabola del figlio che ritorna a casa “è stata rivelata da Gesù per permettere a ognuno di noi di scoprire quanto è immenso l’amore di Dio”, quanto è differente dal nostro e quanto “abbiamo bisogno di accoglierlo in noi per entrare nella profondità del suo mistero quando intende offrire la grazia del ritorno e della riconciliazione”. Lo sottolinea l’arcivescovo Rino Fisichella, proprefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, nell’omelia della Messa per il Giubileo dei Missionari della Misericordia, celebrata questa mattina, 30 marzo, quarta domenica di Quaresima, nella basilica romana di Sant’Andrea della Valle.
Il fallimento del figlio che si allontana dal Padre
Nel racconto del Vangelo di Luca, spiega il presule ai Missionari e ai fedeli che partecipano alla celebrazione, “Gesù non poteva parlare di Dio in termini umani con tratti più significativi”, per dare voce “all’amore e misericordia del Padre”. E invita a trovare tratti comuni a noi sia nel primo che nel secondo fratello. Come il primo figlio, “tutti presto o tardi chiediamo l’eredità”, vogliamo “essere liberi, autonomi, prenderci la nostra esistenza”, con la conseguenza del fallimento. Perché “lontano da Dio e dalla sua casa, la Chiesa”, e finiamo per seguire “la strada che ci porta a compiere cose inutili, a utilizzare pensieri futili e toccare con mano la distanza dalla sorgente dell’amore”.
Il peccato del fratello vicino a Dio
L'altro figlio, “molto simile a tutti noi”, ricorda Fisichella, vive il ritorno del fratello “con rabbia e rancore”. Come lui, per i nostri anni di servizio fedele chiediamo “un capretto per far festa con i miei amici”, di avere in cambio qualcosa, a tal punto “da confondere la gratuità del servizio e farlo diventare un’arma di ribellione contro Dio”. Dalla risposta del Padre - “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo” - emerge il nostro peccato. Non comprendiamo “il valore della vicinanza con Dio”.
Consapevoli della grazia di essere con il Padre
Rivolto ai sacerdoti, il celebrante sottolinea che “quando ci abituiamo al nostro ministero, tutto diventa ovvio, ripetitivo” e non assaporiamo “il senso della comunione con lui”. Se fossimo invece “consapevoli della grazia che ci viene fatta per essere ogni giorno sempre con lui”, la nostra esistenza di sacerdoti sarebbe espressione trasparente dell’amore del Padre. Per questo “siamo chiamati a perseverare con Dio per condividere tutto con lui”.
Andare incontro al figlio quando è lontano
Il proprefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione invita così a “fare nostri i sentimenti di paternità” del Padre della parabola, e “saper guardare lontano per cogliere subito la presenza di quanti sono lontani e si stanno avvicinando”. Dobbiamo, spiega, “lasciare subito la miopia” di pensieri e comportamenti “per allargare il cuore e la mente a entrare in profondità verso chi si avvicina a noi”. Inoltre, come il Padre “corre incontro al figlio”, il sacerdote non sta seduto nel confessionale, “ma sa andare incontro al figlio quando è ancora lontano perché ha riconosciuto il suo ritorno a casa”. E nell’abbraccio al figlio che ha sbagliato, si fa comprendere “quanto l’amore dimentica il peccato, e il perdono obbliga a guardare direttamente al futuro” da vivere degnamente.
Nessuno può rimanere fuori dalla casa del Padre
Il Padre poi esprime la sua pazienza per il secondo figlio, “reticente e arrabbiato”, non rimproverandolo, ma chiedendogli qualcosa di molto più impegnativo: “Riconoscere che l’amore cambia la vita; che il perdono restituisce una vita nuova; che la condivisione è frutto della generosità che ci è stata donata”. Infine, conclude Fisichella, “i due figli devono riconoscere di essere fratelli” e rientrare insieme nella casa del Padre, perché solo insieme “si riesce a far emergere la grandezza dell’amore del Padre”. Nessuno può rimanere “fuori dalla casa del Padre”, pena il “non senso della vita”: con la riconciliazione piena e totale, ognuno dei fratelli può riscoprire di essere figlio.
I Missionari della Misericordia, strumento speciale di riconciliazione
Ai Missionari della Misericordia, “strumento speciale di riconciliazione”, il compito di ricordare a tutti, come fa Gesù con questa parabola, “quanto è immenso l’amore di Dio” ed è differente dal nostro. E che l’Eucaristia “è fonte e sorgente del perdono”, il banchetto di festa richiesto dal Padre, nel quale si compie la vera e piena riconciliazione perché qui il sacrificio di Cristo ha la sua espressione più alta. Il ministero della riconciliazione, infatti, sottolinea l’arcivescovo, “richiede di essere eucaristica per essere pienamente espressiva del mistero della nostra fede”.
Il concerto “Missa Papae Francisci” in memoria di Morricone
Nel pomeriggio, per i Missionari e per chiunque lo desideri, si terrà il quinto dei Concerti dell’Anno Santo per la Rassegna “Il Giubileo è cultura”. Si tratta del concerto sinfonico gratuito “Missa Papae Francisci” in memoria di Ennio Morricone, eseguito dall’Orchestra Roma Sinfonietta, insieme al Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano e il Coro “Claudio Casini” dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata. L’esibizione, diretta dal Maestro Gabriele Bonolis, si terrà alle 16 nella Chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo al Corso.
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