Scholas, i giovani di Usa, Israele e Palestina insieme in Vaticano: "Finisca la guerra"
Sebastián Sansón Ferrari - Città del Vaticano
"Dove sono cresciuto, ci è stato detto di non parlarci. C'è un grande fenomeno di disumanizzazione in corso, perciò imparare a parlare e ad ascoltare l'altro è cruciale". Questa dolorosa consapevolezza guida l'intervento di Abigail Szor, giovane israeliana e partecipante a Meaning Meets Us, un’esperienza interreligiosa e interculturale in cui musulmani, ebrei e cristiani riflettono sul significato della costruzione della pace. Tenutosi dal 2 al 5 febbraio 2025 in Vaticano, l’evento è nato come risposta alla necessità di creare spazi di dialogo dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. Gli studenti dell’Università Ebraica di Gerusalemme hanno dato vita al programma per facilitare la comprensione tra giovani provenienti da contesti diversi, con il coordinamento della Fondazione pontificia Scholas Occurrentes.
L'incontro con Papa Francesco
Il momento culminante è stata la presentazione delle conclusioni a Papa Francesco al termine dell’udienza generale in Aula Paolo VI di questa mattina. Nel breve scambio, i giovani hanno consegnato al Pontefice una lettera e una felpa, che lui ha firmato. Nella lettera raccontano come, nei giorni precedenti, abbiano affrontato questioni difficili e chiariscono che il loro obiettivo non è cercare consenso, ma imparare a capirsi.
Le testimonianze dei partecipanti
Durante le attività, israeliani, palestinesi e americani hanno cercato di superare le reciproche differenze, impegnandosi in un "dialogo complesso" e imparando a comprendere il punto di vista dell’altro. “Sono venuta perché voglio che questi numeri finiscano”, dice Abigail, in riferimento al numero delle vittime a Gaza stampato sulla maglietta. “Non voglio che la guerra continui, non voglio che gli ostaggi muoiano senza poter tornare a casa, e non voglio che venga versato altro sangue a Gaza. Ho amici da entrambe le parti, a cui tengo profondamente”, aggiunge. Per Isabel Gonzales, studentessa dell’Università di Notre Dame, l’opportunità di incontrare Papa Francesco è stata un’esperienza unica. Ora il suo desiderio è tornare nel proprio Paese per condividere le storie che ha ascoltato, le esperienze vissute e gli insegnamenti ricevuti, contribuendo così agli sforzi per costruire la pace. “Vogliamo tutti vivere in pace ed essere felici”, afferma. “Non sono veramente cristiano, ma ho comunque percepito la santità e la grandezza in quella sala. Il discorso di Papa Francesco è stato molto, molto potente. Penso che tutti, indipendentemente dal loro background e dal loro credo, si siano sentiti così”, testimonia Maysan Madi, giovane arabo-palestinese.
La passeggiata poetica a Roma
Nell’ambito della metodologia educativa di Scholas, basata sull’arte, i ragazzi hanno utilizzato diverse forme espressive per dialogare con le proprie storie di vita ed elaborare nuove narrazioni collettive, partecipando anche a una "passeggiata poetica" attraverso diverse zone di Roma.
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