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Sinodo, Clement (Perù): chi violenta natura pecca contro Dio

Il vicario apostolico di Requena, città amazzonica peruviana: affiancare i peccati ecologici a quelli tradizionali. Nelle nostre comunità i ministri della Parola e del Battesimo già una realtà

Federico Piana - Città del Vaticano

Un atto contro la natura è sempre un atto contro Dio e contro l’uomo. Al Sinodo sull’Amazzonia, terra impunemente violentata, i padri sinodali lo sanno bene per aver visto con i propri occhi il saccheggio di enormi risorse, la deforestazione economica, l’inquinamento indiscriminato che hanno messo in ginocchio intere popolazioni indigene e condannato immensi territori alla sterilità e all’abbandono. Peccati ecologici che i partecipanti al Sinodo chiedono che, dopo un attento studio, possano essere affiancati a quelli tradizionali. “Perché distruggere l’ambiente è una offesa nei confronti di Dio e la sua creazione” spiega Mons. Juan Bautista Oliver Clement, vicario apostolico di Requena, città amazzonica in Perù.

Ascolta l'intervista a mons. Clement

Perché è importante questo passo?

R. - Perché tutta la creazione è opera di Dio. E tutto ciò che va contro la creazione fa male a Dio e agli uomini. Tutte le violenze che noi perpetriamo nei confronti della natura ci mettono nella condizione di peccatori, questo è evidente. Dio vuole che tutto sia rispettato, che la sua creazione sia la casa dell’uomo.

Come dovrebbero essere definiti nel dettaglio i ‘peccati ecologici’?

R. - Ora non saprei spiegare in quale modo preciso. Ma possiamo dire che già formano parte della Dottrina sociale della Chiesa dove viene messo in evidenza con chiarezza tutto quello che è ricerca del bene comune o, al contrario, il male per l’umanità.

Altro tema del Sinodo sono stati i ministeri della Parola, dell’Eucaristia, del Battesimo e del matrimonio che in molte regioni amazzoniche sono già una realtà per far fronte alla carenza di sacerdoti…

R. - E’ molto positivo che si parli di questi temi. Che si dica con tutta libertà che alcune soluzioni sono già una prassi e non una novità. Nelle nostre Chiese locali questi ministeri forse non sono resi ufficiali da una lettera d’incarico o da un diploma ma sono veri ministeri al servizio delle comunità. Contribuiscono a ‘fare Chiesa’. Noi in Perù abbiamo tante comunità cristiane che ricevono la visita di un sacerdote solo una volta ogni anno.

In queste comunità è vero che la colonna portante molto spesso sono le donne?

R. - Certamente. Ma non soltanto le religiose, anche le laiche. Sono impegnate in tutto: nella salute, nell’educazione, nella catechesi. Ad esempio più della metà dei catechisti sono donne. Anche questa è già una realtà.
 

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