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Bambino palestinese nel campo profughi di Younis Bambino palestinese nel campo profughi di Younis 

Santa Sede: più sostegno a profughi palestinesi. Sì a soluzione di due Stati

La Santa Sede ribadisce il suo sostegno incondizionato alla soluzione di due Stati come unica via percorribile e a lungo termine per affrontare il problema dell’apolidia del popolo palestinese e, nel contempo, chiede alla comunità internazionale di sostenere gli sforzi dell’Unrwa, l’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi del Medio Oriente

Paolo Ondarza – Città del Vaticano

“L’Unrwa oggi si trova ad affrontare il suo più grande deficit di finanziamenti” ha affermato mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico e Osservatore permanente della Santa Sede intervenuto ieri all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York.

L’insostituibile ruolo dell’Unrwa per i profughi palestinesi

L’arcivescovo elogia il lavoro Onu svolto a favore dei circa 5,6 milioni di rifugiati palestinesi: “solo a Gaza, dove la disoccupazione è pari a circa il 43% - osserva - , l'Unrwa offre posti di lavoro per oltre 13.000 persone”. “In una situazione che non mostra alcun segno di rapida risoluzione”, tale Agenzia, a parere del presule, “rimane il mezzo migliore per evitare un peggioramento della crisi che comporterebbe un costo aggiunto per la comunità internazionale”. Il grande problema evidenziato dal nunzio apostolico è il grande deficit di finanziamenti per oltre 200 milioni di dollari, registrato dalle casse dell’Unrwa: “i bisogni superano di gran lunga i contributi finanziari volontari” e la comunità internazionale è chiamata a “mostrare una sensibilità più grande di fronte alla situazione dei tanti rifugiati palestinesi” presenti maggiormente in Cisgiordania, Gaza, Giordania, Libano e Siria.

No ad una interpretazione riduttiva dello status di rifugiato palestinese

Mons. Bernardito Auza esprime inoltre preoccupazione per la tendenza a “limitare la comprensione dello status dei rifugiati palestinesi solo a coloro che sono fuggiti dalla Palestina nel 1948, escludendo così i discendenti per linea paterna”. Si tratta di “una comprensione restrittiva” che, rileva l’arcivescovo, “priverebbe tanti discendenti apolidi del legittimo diritto a godere della condizione di rifugiato”. Urgente quindi una risoluzione del problema da parte della comunità internazionale.

Si torni al negoziato con impegno per soluzione di due Stati

Se pace e riconciliazione restano obbiettivi ancora lontani in un cammino irto di “battute di arresto e difficoltà apparentemente insormontabili”, la Santa Sede torna a chiedere un ritorno al negoziato e suggerisce con forza come unica strada percorribile la soluzione di due Stati. “Fino a quando questi negoziati daranno risultati tangibili e duraturi, - afferma mons. Auza - il lavoro dell'UNRWA non sarà completo”; ecco perché il presule lancia l’appello a rinnovare il mandato dell’Agenzia in scadenza nel 2020. L’ormai vicino 70.mo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani – è l’augurio - favorisca nella comunità internazionale un impegno affinchè “tutti i popoli, compresi i profughi palestinesi, possano celebrare e godere dei diritti fondamentali sanciti dalla Carta”.
 

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