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2025.12.03 Massimiliano Cirillo, ex detenuto oggi responsabile del panificio del carcere di Cuneo

Ep. 13 - Il Giubileo dei detenuti

In questo episodio del podcast “Specchi” la testimonianza di Massimiliano Cirillo, ex detenuto che grazie all’Articolo 21 dell’Ordinamento Penitenziario ha avuto la possibilità di lavorare nel laboratorio di panificazione della cooperativa “Panatè”. Oggi è il responsabile del panificio della casa circondariale di Cuneo. "Il carcere - afferma - può servire a farti capire, comunque, dove hai sbagliato. Quando sei libero non devi più sbagliare per non ritornare dentro". Imparare un mestiere significa anche avere la possibilità di scrivere una pagina nuova, anche dopo tanti errori. "Io penso che il lavoro nella vita sia la base di tutto; senza lavoro non si va tanto avanti. Poi c’è la soddisfazione che vedi, giorno dopo giorno".  Sfornare il pane è una grande emozione. "L’impasto non è tutti i giorni uguale. Poi, piano piano, quello che mi fa svegliare, mi fa andare tutti i giorni a lavorare, è far capire ai ragazzi che comunque c'è la vita, c'è speranza".

L'episodio si apre con le parole pronunciate da Papa Paolo VI durante la storica visita el 1964 al carcere “Regina Caeli”: "Sappiate che io sono venuto perché vi voglio bene, che ho per voi illimitata simpatia. Se mai vi cogliesse la tristezza di pensare: nessuno mi vuol bene, tutti mi guardano con occhi che umiliano e mortificano, la società intera che qui m'ha relegato mi condanna; forse perfino le persone care mi guardano con insistente rimprovero: che cosa hai fatto? ebbene ricordate che io, venendo qui, vi guardo con profonda comprensione e grande stima".

Massimiliano Cirillo esorta a guardare chi ha compiuto degli errori senza pregiudizi. Le sue riflessioni superano il perimetro della cella e si legano ai dolori, alle speranze del mondo. "Noi detenuti - sottolinea - a volte ci lamentiamo. Ma c'è gente che sta peggio. In Ucraina i bambini, a volte, non hanno neanche coperte per coprirsi, cibo da mangiare. Noi almeno abbiamo un tetto sulla testa. I ragazzi detenuti hanno un piatto caldo da mangiare. Anche se il mangiare non è eccellente, però almeno c'è. Quindi la speranza dobbiamo averla tutti: non solo per noi, non solo per i detenuti, ma anche per le altre persone che soffrono ancora più di noi".

12 dicembre 2025