Leone XIV: in una società di rumore e confusione, proclamare il primato di Cristo
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
Nessun attaccamento agli applausi, il cui eco dura poco, né al ricordo di giorni tristi e amari, imparare invece a vivere come ha vissuto Cristo con la chiarezza nel cuore e in ascolto della sua voce. Sono le indicazioni che Papa Leone offre in un messaggio in spagnolo datato 9 dicembre, memoria San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, ai partecipanti all’incontro nell’Aula nuova del Sinodo di sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi latinomericani che studiano a Roma, sul tema “Maria: Stella dell'evangelizzazione e della missione per l'America Latina oggi”.
La riflessione del Pontefice parte dal “seguimi” di Gesù ai discepoli, un’iniziativa assoluta del Signore, spiega, “senza alcun merito da parte dei suoi interlocutori”, “un'opportunità per portare il messaggio evangelico ai peccatori e ai deboli”. Così i discepoli diventano “strumenti del disegno di salvezza che Dio ha per tutti gli uomini”. Nel Vangelo, nota Leone XIV, ci sono “alcune esigenze” che sono nella chiamata, quella del “primato assoluto di Dio”; del “bisogno della conoscenza teorica e pratica della legge divina” e “l'esigenza del distacco da ogni sicurezza umana, con la conseguente offerta – evidenzia il Papa - di tutto ciò che siamo e che abbiamo”.
LEGGI QUI IL MESSAGGIO IN SPAGNOLO DI PAPA LEONE XIV
La voce di Gesù nel buio della notte
Lasciare tutto, come sottolineava Sant’Ambrogio, non significa eludere i doveri naturali ma “aprire i nostri occhi a una nuova vita” in cui nulla può essere anteposto a Dio. L’unione con Lui “si traduce in comunione con gli altri. Non camminiamo – scrive il Papa - nella solitudine, siamo parte di una comunità. Non siamo uniti da legami di simpatia, interessi condivisi o reciproca convenienza, ma dall'appartenenza al popolo che il Signore ha acquisito al prezzo del suo Sangue”. Ricordando poi il “seguimi” di Gesù a Pietro, Papa Leone ricorda che quelle parole nate nel contesto della Resurrezione, subito dopo la triplice confessione d'amore che Pietro fa in riparazione del suo peccato, insegnano a confidare nella voce di Gesù “nel cuore della notte o durante le tempeste”, una voce che “con amorevole pazienza ci sosterrà”.
Chiarezza nelle orecchie e nel cuore
Il Signore, aggiunge il Pontefice, conosce la fragilità di ognuno, l’egoismo che ci permea e che diventa “causa di ostacolo nel nostro desiderio di seguirlo”. “Viviamo in una società confusa e rumorosa, oggi più che mai c'è bisogno di servitori e discepoli che annunciano il primato assoluto di Cristo e che abbiano il tono della sua voce molto chiaro nelle orecchie e nel cuore”. La conoscenza della Legge divina nasce dalla lettura delle Sacre Scritture, “meditate nel silenzio della preghiera profonda, all'accoglienza riverente della voce dei legittimi pastori e allo studio attento dei molti tesori di sapienza che ci offre la Chiesa”.
Vivere come Lui
Per il Papa il motto da seguire è: “se Cristo ha vissuto così, anche noi dobbiamo vivere come Lui” al di là delle gioie e delle difficoltà. “Non dobbiamo attaccarci agli applausi perché il loro eco dura poco; né è salutare rimanere solo nel ricordo dei giorni di crisi o dei momenti di amara delusione”. Serve aderire al desiderio di Dio per noi, un legame che somiglia a quando si dice agli sposi cristiani il giorno stesso del loro matrimonio: “in salute e in malattia, in povertà e in ricchezza”. Affidando il cammino da compiere alla Beata Vergine Maria di Guadalupe, il Papa guarda a Lei per invitare a rispondere “con coraggio” alla chiamata, “conservando nel cuore le meraviglie che Cristo ha compiuto in noi, per andare così, senza indugio, ad annunciare la gioia di averlo incontrato, di essere uno nell'Uno e pietre vive di un tempio per la sua gloria”.
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