Leone XIV: il lavoro non sia luogo di morte, le aziende comunità umane e fraterne
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
La sicurezza sul lavoro è “un servizio alla vita”, “è come l’aria che respiriamo: ci accorgiamo della sua importanza solo quando viene tragicamente a mancare, ed è sempre troppo tardi!”. Papa Leone richiama nell’udienza di stamani, 18 dicembre, all’Ordine dei Consulenti del lavoro le parole di Papa Francesco nell’incontro con l’Anmil, Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del lavoro, dell’11 settembre 2023. L’urgenza è dunque la promozione della sicurezza e pertanto il Pontefice esprime apprezzamento per la formazione e l’aggiornamento dei lavoratori su questo fronte.
Purtroppo, ancora oggi, sono troppi gli incidenti e le “morti bianche” che si consumano nei luoghi di lavoro. Quelli che dovrebbero essere sempre spazi di vita – in cui le persone trascorrono ogni giorno molta parte del loro tempo e impiegano una grande porzione delle loro energie – frequentemente si trasformano in luoghi di morte e di desolazione… Prevenire è meglio che curare, e a ciò mirano i vostri preziosi contributi formativi.
La dignità del lavoratore
Il rispetto e la tutela della persona sul luogo di lavoro è il concetto che il Pontefice ripete nel suo discorso sottolineando più volte che “in ogni programmazione e progettazione d’impresa”, i lavoratori e le lavoratrici devono essere riconosciuti nella loro dignità e pertanto ricevere “risposte concrete alle loro esigenze reali”. Eredita ancora da Papa Francesco l’idea, espressa nella Dilexi te, che con il lavoro si diventa “più persona”, l’umanità fiorisce e “i giovani diventano adulti”.
Queste parole ci ricordano che al centro di qualsiasi dinamica lavorativa non si devono mettere né il capitale, né le leggi di mercato, né il profitto, ma la persona, la famiglia e il loro bene, rispetto ai quali tutto il resto è funzionale.
Comunità umane e fraterne
Leone XIV ricorda quindi le priorità: “la necessità di venire incontro ai bisogni delle giovani famiglie, dei genitori che hanno figli piccoli, come anche all’importanza di aiutare chi, pur lavorando, deve prendersi cura di familiari anziani o malati”. Bisogni che nessuna società civile deve trascurare.
Oggi, in un contesto in cui la tecnologia e l’intelligenza artificiale sempre più gestiscono e condizionano le nostre attività, è urgente impegnarsi affinché le aziende si connotino prima di tutto e soprattutto come comunità umane e fraterne.
La sinergia solidale
Altro punto che il Vescovo di Roma affronta nel suo discorso è più attinente al ruolo dei consulenti del lavoro chiamati ad essere “cerniera di raccordo tra le figure dirigenziali e i dipendenti”, quindi a facilitare la mediazione tra le imprese e chi vi opera. Mette in guardia però da “un’eccessiva burocratizzazione dei rapporti” e dal “distacco dalla realtà”.
Entrambe sono dannose, perché alla lunga rendono invivibile l’ambiente dell’azienda impedendole di essere, secondo la sua vocazione più vera, una sinergia solidale.
Nel salutare i rappresentanti dell’Ordine dei consulenti del lavoro il Papa incoraggia a portare avanti “con passione e dedizione” la loro attività, “un impegno prezioso e ricco di responsabilità, che richiede competenza e senso di giustizia”. Li affida all’intercessione di Maria e a san Giuseppe, patrono dei lavoratori.
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