Dalla Russia al Gemelli per pregare per il Papa: ci uniamo a lui e ai suoi appelli di pace
Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Sono 85 e provengono da Mosca ma anche da parrocchie di San Pietroburgo, Kaliningrad, Vladimir e altre città del nord della Russia. Avevano programmato da tempo, seppur in mezzo a diverse «difficoltà», un pellegrinaggio arcidiocesano giubilare a Roma, in mezzo al quale proprio oggi, 12 marzo, era prevista un’udienza con Papa Francesco. L’incontro è naturalmente saltato a motivo del ricovero del Pontefice al Policlinico Gemelli, ma il gruppo di fedeli russi, guidati da monsignor Paolo Pezzi, arcivescovo della diocesi della Madre di Dio a Mosca, ha voluto comunque farsi presente al Papa recandosi a piedi dalla fermata della Metro Cornelia fino al Gemelli (oltre 4 km) per radunarsi sotto la statua di San Giovanni Paolo II e pregare per la guarigione di Jorge Mario Bergoglio. «Un Papa che è grande», dice ai media vaticani Nikolaj Gennad'evič Dubinin, vescovo cattolico russo dell’ordine dei frati minori conventuali, dal 2020 ausiliare della Madre di Dio a Mosca.
A piedi dalla Metro Cornelia al Gemelli per pregare per il Papa
C’è anche lui in questi giorni, insieme all’arcivescovo Pezzi, ad accompagnare il gruppo, composto da una decina di sacerdoti, due suore e diversi fedeli laici. «Un gruppo variegato, per la maggior parte russi ma anche polacchi, bielorussi, tedeschi, armeni. Non è facile organizzare in questo tempo un pellegrinaggio per cittadini russi. Siamo perciò molto grati perché ci hanno aiutato diverse persone e organismi per poter vivere il Giubileo». Il programma, dal 10 al 15 marzo, prevede anche il passaggio della Porta Santa della Basilica di San Pietro, una Via Crucis nei Giardini Vaticani, la visita alle altre Basiliche papali.
Ieri, quindi, un momento tutto dedicato a Francesco. Per circa un’ora, sotto la grande effigie di Wojtyla, divenuta in questi giorni simbolo del tempo del ricovero del Papa, il gruppo ha recitato il Rosario in lingua russa e le Litanie alla Madonna in latino. «È stato un momento molto intenso», commenta sempre ai media vaticani l'arcivescovo Pezzi, «soprattutto una bella dimostrazione di affetto e vicinanza al Santo Padre. Era palpabile nei pellegrini, nei quali c’era un senso di figliolanza e di gratitudine al Papa per come sta vivendo questo tempo di malattia di sofferenza. Ci è di grande aiuto a vivere anche noi non come un lamento, ma come una grazia le sofferenze e le prove». Il tutto, dice Pezzi, «a favore della pace, del diffondersi di una cultura dell'incontro tra le persone e non dello scontro».
Vicinanza spirituale
«Avevamo programmato l’incontro con il Santo Padre, sappiamo che anche il Papa ci teneva molto», spiega Dubinin. «Abbiamo capito che non potevamo vederlo fisicamente, tuttavia abbiamo cercato di incontrarlo spiritualmente, di intensificare i nostri legami spirituali con lui. Ogni pellegrino ha vissuto questo momento in modo forte, era molto atteso l’incontro con il Papa, ma abbiamo sentito molto la vicinanza con lui».
Un Papa – Francesco - che è molto amato, afferma il vescovo Dubinin, tra i fedeli russi: «C’è un legame forte, sappiamo che prega per la nostra Chiesa. Siamo grati a lui e cerchiamo di vivere l’unità. Ricordiamo anche l’incontro online con i nostri giovani e diversi momenti in cui ha espresso la sofferenza, tutta evangelica, per una pace che non c’è».
Invocazione di pace
Proprio la pace, oltre all’augurio della buona guarigione di Papa Francesco, è il tema portante di questo viaggio a Roma dei fedeli dalla Russia: «Lo custodiamo nel nostro cuore, perché la pace è quello che vuole il Signore e la mancanza di pace è una grande sofferenza per tutti», sottolinea l’ausiliare. «Soffriamo per le divisioni, l’odio, per queste situazioni di conflitto». «Preghiamo il Signore che ci dia quella pace che non siamo capaci di costruire da soli», conclude il vescovo, che ci tiene a fare una precisazione: «Non è giusto dire che il mondo vuole la guerra… È una parte del mondo che la vuole e che pretende di essere ‘tutto’ il mondo. La pace è un dono di Dio e chi crede non vuole altro che la pace».
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