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Libro di Austen Ivereigh "Prima di tutto appartenere a Dio. Esercizi spirituali con papa Francesco" (LEV/Paoline) Libro di Austen Ivereigh "Prima di tutto appartenere a Dio. Esercizi spirituali con papa Francesco" (LEV/Paoline) 

Un ritiro spirituale con le riflessioni di Papa Francesco

È disponibile in libreria dal 24 febbraio l’edizione italiana del libro di Austen Ivereigh “Prima di tutto appartenere a Dio. Esercizi spirituali con Papa Francesco, coedito da Libreria Editrice Vaticana e Paoline

Vatican News

Un testo per compiere un ritiro spirituale, in modo individuale e comunitario, accompagnati dalle riflessioni di Jorge Mario Bergoglio e sulla base degli Esercizi di Sant’Ignazio di Loyola. È il libro di Austen Ivereigh “Prima di tutto appartenere a Dio. Esercizi spirituali con papa Francesco, coedito dalla Libreria Editrice Vaticana e dalle Paoline, disponibile nelle librerie a partire dal 24 febbraio 2025.

Il volume era stato pubblicato in inglese l’anno scorso con il titolo “First Belong to God. On Retreat with Pope Francis” (Messenger Publications - Loyola Press), introdotto dalla prefazione di Papa Francesco in cui spiega l’importanza dei ritiri spirituali per il cammino di fede di ogni cristiano. Di seguito pubblichiamo il testo integrale della prefazione del Papa.

Papa Francesco

Proprio per la sua esperienza di vita sant’Ignazio di Loyola comprese con grande chiarezza che ogni cristiano è coinvolto in una battaglia che definisce la sua vita. È una lotta per vincere la tentazione di chiuderci in noi stessi, affinché l’amore del Padre possa dimorare in noi. Quando facciamo spazio al Signore che ci salva dalla nostra autosufficienza, ci apriamo a tutto il creato e a ogni creatura. Diventiamo canali per la vita e l'amore del Padre. Solo allora ci rendiamo conto di che cosa sia veramente la vita: un dono del Padre, che ci ama profondamente e desidera che apparteniamo a lui e gli uni agli altri.

Questa battaglia è già stata vinta per noi da Gesù: con la sua ignominiosa morte in croce e la sua risurrezione. Il Padre ha rivelato così, definitivamente e per sempre, che il suo amore è più forte di tutti i poteri di questo mondo. E tuttavia accogliere e rendere reale questa vittoria continua a essere una lotta: continuiamo a essere tentati di chiuderci alla grazia, di vivere in modo mondano, nell’illusione di essere sovrani e autosufficienti. Tutte le crisi che minacciano la vita e ci affliggono nel mondo, dalla crisi ecologica alle guerre, alle ingiustizie nei confronti dei poveri e dei vulnerabili, sono radicate in questo rifiuto di appartenere a Dio e gli uni agli altri.

La Chiesa ci aiuta in molti modi a combattere contro questa tentazione. Le sue tradizioni e i suoi insegnamenti, le pratiche della preghiera e della confessione e la regolare celebrazione dell’eucaristia sono “canali di grazia” che ci aprono a ricevere i doni che il Padre desidera riversare su di noi.

Fra tali tradizioni ci sono i ritiri spirituali e, tra questi ultimi, gli Esercizi spirituali di sant'Ignazio di Loyola. A causa delle pressioni e tensioni incessanti di una società ossessivamente competitiva, i ritiri per ‘ricaricare le batterie’ hanno assunto grande popolarità. Ma un ritiro cristiano è ben diverso da una vacanza ‘benessere’. Al centro dell’attenzione non ci siamo noi, ma Dio, il Buon Pastore, che, invece di trattarci come macchine, risponde ai nostri bisogni più profondi di figli amati.

Il ritiro è un tempo in cui il Creatore parla direttamente alle sue creature, infiammando le nostre anime «nel suo amore e alla sua lode», affinché possiamo «meglio servirlo in futuro», come dice sant’Ignazio (Esercizi spirituali 15). Amore e servizio: sono questi i due grandi temi degli Esercizi spirituali. Gesù ci viene incontro spezzando le nostre catene perché possiamo camminare con lui come suoi discepoli e compagni.

Quando penso ai frutti degli Esercizi, vedo Gesù che dice al paralitico presso la piscina di Betzatà: «Alzati, prendi la tua barella e cammina!» (Gv 5,8). È un ordine a cui si deve obbedire ed è, allo stesso tempo, il suo invito più dolce e amorevole.

Quell'uomo era paralizzato interiormente. Si considerava un fallito in un mondo di rivali e concorrenti. Pieno di risentimento e amarezza per ciò che sentiva essergli stato negato, era intrappolato nella logica dell’autosufficienza, convinto che tutto dipendesse da lui e dalle sue sole forze. E poiché gli altri erano più forti e veloci di lui, era piombato nella disperazione. Ma è lì che Gesù gli va incontro con la sua misericordia e lo invita a uscire da sé stesso. Una volta apertosi al potere di guarigione di Gesù, la sua paralisi, interiore ed esteriore, viene guarita. È in grado di alzarsi e camminare, lodando Dio e lavorando per il suo Regno, liberato dal mito dell’autosufficienza e imparando ogni giorno di più a dipendere dalla sua grazia. In questo modo l’uomo diventa un discepolo capace di affrontare meglio non solo le sfide di questo mondo, ma anche di sfidare il mondo a operare secondo la logica del dono e dell'amore.

Da papa, ho voluto incoraggiare il nostro appartenere “prima” a Dio, e poi al creato e ai nostri fratelli, specialmente a coloro che ci chiamano a gran voce. Ecco perché ho voluto tenere presenti le due grandi crisi del nostro tempo: il deterioramento della nostra casa comune e le migrazioni e gli spostamenti di massa delle persone. Entrambi sono sintomi della “crisi di non appartenenza” descritta in queste pagine. Per lo stesso motivo ho voluto incoraggiare la Chiesa a riscoprire il dono della propria tradizione di sinodalità, perché quando si apre allo Spirito che parla nel popolo di Dio, tutta la Chiesa si alza e cammina, lodando Dio e contribuendo a realizzare il suo Regno.

Sono contento di vedere quanto questi temi siano presenti in Prima di tutto appartenere a Dio, legati alle contemplazioni di sant’Ignazio che mi hanno formato nel corso degli anni. Austen Ivereigh ha reso un gran servizio unendo le meditazioni nei ritiri che ho predicato molti decenni fa e i miei insegnamenti da pontefice. In questo modo, permette agli uni e agli altri di illuminare e di essere illuminati dagli Esercizi spirituali di sant’Ignazio.

Non è il momento di rintanarsi e chiudere le porte. Vedo chiaramente che il Signore ci sta chiamando a uscire da noi stessi, ad alzarci e camminare. Ci chiede di non distogliere lo sguardo dai dolori e dalle grida del nostro tempo, ma di entrarci dentro, aprendo canali della sua grazia. Ognuno di noi è quel canale in virtù del proprio battesimo. Si tratta di aprirlo e mantenerlo aperto.

Possano questi otto giorni in cui gusterete il suo amore aiutarvi a sentire la chiamata del Signore a diventare fonte di vita, speranza e grazia per gli altri, scoprendo così la vera gioia della vostra esistenza. Che possiate trovare il magis di cui parla sant'Ignazio, quel “di più” che ci chiama a scoprire le profondità dell'amore di Dio nel dono più grande di noi stessi.

E per favore, ogni volta che ve ne ricordate, non dimenticate di pregare per me, affinché io possa aiutare tutti noi ad appartenere sempre prima a Dio.

Città del Vaticano, 12 ottobre 2023 

Festa di Maria del Pilar

 

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