Il Papa alle Caritas di America Latina e Caraibi: siate angeli per chi subisce ingiustizie
Vatican News
“Salvaguardia” è la parola-chiave che il Papa indica per il lavoro delle Caritas di America Latina e Caraibi, i cui direttori e presidenti sono riuniti in questi giorni a Roma per il secondo corso di formazione sulla protezione dei minori. Francesco li ha ricevuti oggi, 15 gennaio, nell'Auletta dell'Aula Paolo VI prima dell’udienza generale e subito nel suo discorso ha ribadito l’invito ad una “cultura della cura” che si può sintetizzare nel termine, appunto, di “salvaguardia”.
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Accanto a chi sospira e piange per le ingiustizie subite
Una parola che il dizionario della Reale Accademia della Lingua Spagnola definisce “custodia, difesa, tutela”. Ma c’è un’altra accezione che ha richiamato fortemente l’attenzione del Papa: “Segnale che, in tempo di guerra, su ordine dei comandanti militari, si mette all’entrata dei Paesi o alle porte delle case affinché i propri soldati non li danneggino”. Questa definizione richiama, secondo Francesco, i testi del profeta Ezechiele e dell’Apocalisse dove si legge che: “Il Signore chiede al suo angelo: segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono’". Ecco, sottolinea Papa Francesco, "il Signore chiede a noi, suoi inviati, suoi angeli nel senso di missione, benché non di purezza, di mettere il segno della sua croce benedetta sulla fronte di tutti coloro che vengono nelle nostre Caritas, sospirando e piangendo per le tante ingiustizie, persino abomini, perpetrati contro di loro”.
Portatori dell'amore di Dio
L’esortazione del Papa è quindi a “mettere ‘virtualmente’ questo segno su ogni assistito, su ogni professionista, su ogni essere umano che incontriamo”; questo, afferma, “è riconoscere in lui la sua dignità di fratello in Cristo, di redento dal sangue del Salvatore, è vedere in lui la piaga aperta del Redentore che ci offre la sua mano tesa affinché riconosciamo il mistero della sua incarnazione”. In tal senso salvaguardia è “un termine divino”, afferma Papa Francesco, “è Cristo stesso scritto sulla fronte di ogni uomo e di ogni donna e, come in uno specchio, nel cuore di noi che, nella nostra fragilità, vogliamo essere portatori del suo amore, con piccoli gesti di carità e di cura”.
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