Nuova escalation di tensione tra Thailandia e Cambogia
Giada Aquilino – Città del Vaticano
Torna alta la tensione tra Thailandia e Cambogia. L’aviazione di Bangkok ha lanciato attacchi aerei nelle zone di confine con la Cambogia, dopo che un soldato thailandese è morto a causa di colpi di arma da fuoco provenienti dall’altra parte della frontiera, durante scontri avvenuti nelle ultime 24 ore. Quattro i civili cambogiani uccisi nei raid thailandesi sulle province di Oddar Meanchey e Preah Vihear, secondo Phnom Penh. In corso le evacuazioni degli abitanti.
Accuse reciproche
I due Paesi si scono scambiati accuse reciproche. Il governo della Thailandia ha autorizzato nuove operazioni militari a fronte dell’escalation e il portavoce dell’esercito, Winthai Suvaree, ha dichiarato che i raid hanno preso di mira infrastrutture militari cambogiane in rappresaglia all’attacco avvenuto in precedenza. «L’obiettivo erano le posizioni di supporto alle armi della Cambogia nell’area del passo di Chong An Ma», ha specificato. Da parte sua, Phnom Penh ha negato di aver «reagito» alle ultime tensioni, assicurando di continuare «a monitorare la situazione con attenzione».
L’escalation dell’estate scorsa
Il nuovo scoppio di combattimenti segue l’escalation dell’estate scorsa, che aveva provocato nel giro di pochi giorni 43 vittime e 300.000 sfollati, prima che entrasse in vigore una tregua siglata a Kuala Lumpur, in parte mediata da Stati Uniti, Cina e Malaysia.
A ottobre il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva co-firmato una dichiarazione congiunta tra i due Paesi, promuovendo nuovi accordi commerciali con Bangkok e Phnom Penh, dopo l’accettazione di un prolungamento del cessate-il-fuoco. La Thailandia aveva però sospeso l’accordo il mese scorso, per una presunta esplosione di una mina che aveva ferito diversi soldati. Immediato il riacutizzarsi delle tensioni, con Phnom Penh che aveva denunciato l’uccisione di un civile. La disputa si concentra su un disaccordo riguardo ai confini tracciati durante il periodo coloniale francese nella regione, con entrambi i Paesi che rivendicano alcuni templi lungo la frontiera.
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