Raid statunitensi contro i campi dell'Is. Natale di sangue in Nigeria
Federico Piana - Città del Vaticano
I raid aerei statunitensi in Nigeria avvenuti nella notte della vigilia e nelle prime ore del giorno di Natale hanno colpito due campi militari legati ai gruppi terroristici del cosiddetto Stato islamico (Is) che erano nascosti nella fitta vegetazione della foresta del Baunei, a nord-ovest del Paese africano.
Attacchi mirati
La conferma è arrivata questa mattina dal governo nigeriano, a poche ore di distanza dai bombardamenti che hanno colpito alcuni combattenti stranieri provenienti dalla regione del Sahel. «In questi campi ci si preparava a pianificare attacchi terroristici di larga scala sul nostro territorio nazionale» aveva comunicato il ministero dell’Informazione con una nota diramata già ieri sera.
Decisioni congiunte
L’intervento del governo nigeriano per spiegare la dinamica dei fatti ha anche l’obiettivo di chiarire come i raid non sarebbero stati una decisione unilaterale dell’amministrazione statunitense ma abbiano ricevuto l’approvazione diretta del presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu. Che avrebbe anche acconsentito a far partire gli attacchi da piattaforme marittime situate nel Golfo di Guinea. Nell’operazione, si apprende sempre dal ministero dell’Informazione della Nigeria, sarebbero stati usati 16 missili di precisione lanciati da droni teleguidati.
Numerose vittime
A svelare la portata mortale dell’incursione aerea sono fonti del Pentagono che sottolineano come i decessi siano stati numerosi, anche se per ora non viene rivelato il numero esatto delle vittime. «In precedenza avevo avvertito questi terroristi che se non avessero fermato il massacro dei cristiani si sarebbe scatenato l’inferno. E stasera è successo» aveva twittato, sul suo social network Truth, il presidente statunitense Donald Trump appena qualche minuto dopo l’inizio dei raid.
Presa di distanza
Ma lo stesso governo nigeriano ha di fatto preso le distanze dalla posizione Usa secondo la quale in Nigeria sarebbe in corso un massacro di cristiani a tal punto da classificarla come “nazione preoccupante”, categoria riservata ai Paesi nei quali si consuma una grave violazione della libertà religiosa: «Non è così. Sono considerazioni che non riflettono la realtà sul campo».Il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, in un’intervista ad un quotidiano italiano ha giudicato inutili i raid americani per difendere i cristiani: «Bombardare non li aiuta ma finisce per metterli in pericolo. La violenza semina altra la violenza. Dobbiamo disabituarci alla guerra».
Situazione complessa
La situazione, guardando i dati ufficiali, appare più complicata, ricca di sfumature di quella sulla quale sta ragionando l’amministrazione Usa. Gli attentati e le violenze, messe in pratica a partire dal 2009 dal gruppo jihadista Boko Haram e successivamente, dal 2016, dal gruppo scissionista denominato Stato islamico della provincia dell’Africa occidentale (Iswap), finora hanno provocato la morte di almeno 35.000 persone, molte delle quali musulmane, e oltre 2,5 milioni di sfollati. Anche in questo caso, si stima che i musulmani siano la maggioranza. Oltre a tutto questo, si deve tenere conto delle bande di criminali che per motivi economici saccheggiano, sequestrano e uccidono: indistintamente
Solo l'inizio
I raid statunitensi iniziati simbolicamente nella notte di Natale, secondo alcuni analisti locali, rappresentano solo l’inizio di una campagna mirata a colpire i gruppi estremisti islamici in tutta la Nigeria. Una lotta che fa incrementare anche la vendita di armi: oggi il presidente Timubu ha annunciato l’acquisto di quattro elicotteri d’attacco. A venderli ad una delle nazioni più povere del mondo saranno proprio gli Stati Uniti.
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