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Oltre cento morti per un naufragio nel Mediterraneo Oltre cento morti per un naufragio nel Mediterraneo

Migranti, l'ennesima strage: 116 morti

Il naufragio è avvenuto al largo delle coste libiche. La denuncia di Alarm Phone sul mancato intervento delle autorità. Monsignor Perego: la storia della famiglia di Nazareth si ripete nel cammino di profughi e profughe. Vanno difese prima le persone e poi i confini

Vatican News

Un solo superstite, tratto in salvo da un pescatore tunisino, è il simbolo dell’ennesima tragedia del mare, con 116 morti per il naufragio della loro barca, salpata da Zuwara, e avvenuto al largo della Libia per il maltempo, giovedì 18 dicembre, ma di cui si è avuta certezza solo nelle ultime ore. 116 vite spezzate che si aggiungono alle oltre 1700 del 2025 nel Mediterraneo. Uomini, donne e bambini dispersi, è la denuncia di Alarm Phone, la ong impegnata nei salvataggi in mare dei migranti, senza che nessuno intervenisse, lo testimoniano le innumerevoli sollecitazioni verso la guardia costiera tunisina, la mancanza di condivisione di informazioni nonostante i ripetuti allarmi e il mancato avvio di operazioni di ricerca e di soccorso una volta scomparsa la barca

Perego: difendere le persone non i confini

Una tragedia che evoca la “storia della famiglia di Nazareth non accolta, costretta a fuggire in Egitto per sfuggire alle violenze di Erode” e che “si ripete nel cammino di milioni di persone profughe e rifugiate”, indica monsignor Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes della Cei, solo che per queste famiglie “contrariamente alla famiglia di Nazareth, l'esito non è la salvezza, ma la violenza prima nei campi libici e poi la morte nel Mediterraneo''. Il dramma è quello di una Europa che chiude i suoi confini preferendo difendere quelli anziché le persone e le richieste sono di allargare il presidio in mare per salvare chi è in difficoltà. ''Con che coraggio – conclude Perego - possiamo difendere i confini prima che difendere le persone?''.

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25 dicembre 2025, 10:26