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Folla oceanica a Sofia in Bulgaria per le proteste contro la corruzione Folla oceanica a Sofia in Bulgaria per le proteste contro la corruzione  (REUTERS)

Cade il governo in Bulgaria dopo le proteste contro la corruzione

Decine di migliaia di persone hanno manifestato a Sofia e in altre città per chiedere le dimissioni dell’esecutivo che, in carica da un anno, aveva già subito sei voti di sfiducia. Al via le consultazioni coi gruppi parlamentari ma per gli osservatori l’instabilità politica pesa ora sull’ingresso del Paese nell’area della moneta unica

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

A poche settimane dall’ingresso della Bulgaria nell’Eurozona, il governo di Sofia è caduto travolto dall’ondata di proteste anti corruzione in corso da settimane. È stato il primo ministro Rossen Zhelyazkov, sopravvissuto a sei voti di sfiducia in un anno, ad annunciare le dimissioni dell'esecutivo. “Abbiamo ascoltato la voce della società”, ha detto il premier di centrodestra, salito al potere a gennaio dopo che per tutta la notte decine di migliaia di persone hanno marciato per le strade della capitale e non solo, un gesto che ha definitivamente cambiato le carte in tavola.  

Iniziate le consultazioni parlamentari

Il suo governo composta dal suo partito, Gerb, dai socialisti del Bsp e dai populisti di Itn, non disponeva di una maggioranza in parlamento ma contava sull'appoggio incondizionato del “Movimento per diritti e libertà - Nuovo Inizio” (Dps-Nn), una delle due frazioni della minoranza turca, quella di Delian Peeevski, figura centrale e controversa della politica bulgara, accusato da anni di essere il simbolo della corruzione nazionale. "Come abbiamo affermato diverse volte, ci rendiamo conto della voce del popolo che chiede le dimissioni del governo. Giovani e anziani, persone di diverse religioni, hanno votato in piazza per le nostre dimissioni, quindi questa energia del popolo deve essere incoraggiata", ha dichiarato Zhelyazkov. Come da prassi il Parlamento bulgaro ha approvato le dimissioni con 127 voti favorevoli e ora il Gabinetto continuerà a svolgere le sue funzioni fino all'elezione di un nuovo esecutivo.  Il presidente Rumen Radev ha già invitato i gruppi  parlamentari a formare un nuovo governo. Se falliranno – il che è probabile – ne nominerà uno ad interim per governare il Paese fino a nuove elezioni. 

L'instabilità pesa sull'ingresso nell'Eurozona

Così a un passo da un traguardo importante, il Paese più povero d'Europa vive una profonda instabilità politica e economica e anni di appartenenza all’Ue non sono bastati a portare a un migliore stato di diritto.  Elemento scatenante delle ultime rivolte è stato il piano del governo di aumentare la spesa nel bilancio del prossimo anno, che molti manifestanti ritengono non farebbe altro che aiutare i politici corrotti a rafforzare la loro presa sulle istituzioni del Paese.  Ma la proposta di bilancio è stata solo la scintilla. La vera forza trainante delle manifestazioni è stata la più ampia insoddisfazione nei confronti del governo. Quella che è iniziata come una protesta economica, trainata anche qui dai giovani della GenZ, si è rapidamente trasformata in un movimento nazionale che chiede responsabilità, trasparenza e una nuova leadership. Il Paese balcanico ha già tenuto sette elezioni anticipate dopo le massicce proteste anti-corruzione del 2020 contro il governo Borissov. La turbolenza della Bulgaria “comporta un rischio per la reputazione dell'Europa: un Paese che sta appena entrando nella zona euro è scosso da eventi che si riflettono sulla sua politica fiscale”, ha osservato Mario Bikarski, analista geopolitico senior presso Verisk Maplecroft.

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12 dicembre 2025, 15:41