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Le conseguenze delle piogge a Beit Lahia Le conseguenze delle piogge a Beit Lahia 

Una bambina e un neonato sono morti di freddo a Gaza

Non si placa la tempesta Byron: dieci vittime causate da basse temperature, inondazioni e crolli. Intanto un report di Amnesty International documenta le atrocità commesse da Hamas dal 7 ottobre a oggi

Vatican News

Aveva solamente nove anni Hadeel Al-Masri, morta nella notte per il freddo in un rifugio per sfollati a ovest di Gaza City. Questa mattina Al Jazeera e l’agenzia palestinese Wafa hanno riferito che, nel campo profughi di Al-Shati, anche un neonato non ce l'ha fatta. Sono i più piccoli, e quindi i più deboli, i più indifesi, le vittime della tempesta Byron che, da giorni, sta continuando a colpire senza sosta la Striscia, dove si registrano almeno dieci morti a causa delle basse temperature, delle inondazioni e dei crolli. Nella notte cinque persone sono rimaste uccise nel crollo di una casa che ospitava sfollati a Bir an-Naaja, nel nord di Gaza, mentre altre due sono morte all’alba quando un muro è crollato sulle tende nel quartiere Remal, a ovest di Gaza City.

Ritardi nella consegna di beni essenziali

Nelle stesse ore in cui gli abitanti della Striscia si ritrovano a fronteggiare una situazione simile, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha denunciato il ritardo nell’ingresso a Gaza di materiali essenziali per rinforzare i rifugi, come legname, compensato, sacchi di sabbia e pompe idrauliche, a causa delle continue restrizioni di accesso. I rifornimenti già presenti, tra cui tende impermeabili, coperte termiche e teloni, non sono più in grado di resistere alle inondazioni. Israele ribadisce di rispettare i propri obblighi e accusa le agenzie umanitarie di inefficienza e di non aver impedito i furti da parte di Hamas.

Il nuovo rapporto di Amensty International

Ieri è stato pubblicato anche il nuovo rapporto di Amnesty International sugli attacchi del 7 ottobre 2023 in Israele. Il dossier, intitolato “Targeting civilians”, ricostruisce le violazioni commesse da Hamas sia durante l’attacco sia nel periodo di detenzione degli ostaggi a Gaza, valutandole alla luce del diritto internazionale umanitario. Il testo si sviluppa su 173 pagine e si basa su un’ampia attività di ricerca: interviste a 70 persone, tra cui sopravvissuti, familiari delle vittime, operatori sanitari ed esperti forensi; l’analisi di 354 video e fotografie verificate; oltre mille note di riferimento. Amnesty colloca gli eventi all’interno di un conflitto armato non internazionale, sullo sfondo della prolungata occupazione israeliana dei territori palestinesi, del blocco di Gaza in vigore dal 2007 e delle diffuse violazioni dei diritti umani contro la popolazione palestinese.

Hamas ha ucciso circa 1200 persone e sequestrato 251 ostaggi

Dal rapporto emerge che, durante gli attacchi del 7 ottobre lanciati da Hamas, circa 1.200 persone sono state uccise, oltre 800 delle quali civili, tra cui almeno 36 bambini. Inoltre, più di 4.000 persone sono rimaste ferite. Il rapporto dedica un capitolo a ciascun principale luogo in cui si sono svolti gli attacchi, ricostruendo dinamiche, responsabilità, fonti disponibili e limiti delle indagini. Successivamente, il documento affronta la presa di 251 ostaggi, per lo più civili, portati a Gaza il 7 ottobre. Amnesty conclude che le persone catturate sono state detenute illegalmente come ostaggi e sottoposte ad abusi psicologici; in numerosi casi sono stati documentati torture, maltrattamenti, privazione di cibo, umiliazioni e violenze sessuali, pur riconoscendo i limiti nell’accertare l’estensione e l’affiliazione di tutti i responsabili. In almeno 36 casi, secondo Amnesty, i corpi delle persone uccise sono stati sequestrati e trattenuti a Gaza.

Crimini ancora impuniti

Centinaia di video e testimonianze indicano che la maggior parte dei combattenti che hanno preso parte agli attacchi proveniva dalle Brigate Izz al-Din AlQassam (Al-Qassam), l’ala militare di Hamas, ma includevano anche combattenti delle Brigate Al-Quds, dell’ala militare del Jihad islamico palestinese e delle Brigate dei martiri di Al-Aqsa, precedentemente l’ala militare del movimento politico Fatah. Sulla base delle prove raccolte, Amnesty International conclude che molte delle violazioni documentate costituiscono crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Le raccomandazioni finali chiedono la restituzione di tutte le salme ancora trattenute, l’avvio di indagini indipendenti e imparziali e la cooperazione di Hamas, Israele e Autorità nazionale palestinese con i meccanismi della giustizia internazionale e delle Nazioni Unite. Ad oggi, rimarca infine l’organizzazione, nessuno è stato chiamato a rispondere penalmente per questi crimini.

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12 dicembre 2025, 14:42