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Il neo eletto presidente cileno José Antonio Kast Il neo eletto presidente cileno José Antonio Kast  (AFP or licensors)

Cile, il conservatore Kast eletto presidente. I vescovi: "Servono unità e dialogo"

Al ballottaggio delle elezioni presidenziali di ieri, domenica 14 dicembre, netta affermazione per il candidato di destra. La Conferenza episcopale cilena: in un’epoca storica che richiede "profondo impegno per il bene comune", "la forza della ragione prevalga sulla ragione della forza"

Valerio Palombaro - Città del Vaticano

In Cile trova conferma la “regola” non scritta che da 20 anni a questa parte ha visto un cambio dell’orientamento politico a ogni elezione presidenziale. Il candidato conservatore, José Antonio Kast, è stato eletto presidente e va così a prendere il posto dell’uscente, Gabriel Boric, al palazzo de “La Moneda”. Con oltre il 58% dei consensi, Kast ha sconfitto al ballottaggio di ieri la candidata di sinistra, Jeannette Jara, che ha riconosciuto la vittoria del suo contendente dopo essersi fermata al 42%.

La richiesta di sicurezza

“Il Cile ha bisogno di ordine: ordine nelle strade, nello Stato, nelle priorità che sono andate perdute”, ha dichiarato nella notte il neo presidente dopo l’affermazione alle urne, confermando la linea che ha già caratterizzato una campagna elettorale piuttosto tesa durante la quale ha promesso di espellere oltre 300.000 migranti e di sigillare il confine settentrionale con il Perù. Ultra conservatore, 59 anni, Kast ha nove figli e diventa il presidente considerato “più a destra” dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet nel 1990. Un tempo uno dei Paesi più sicuri d’America, il Cile è stato recentemente colpito da violente proteste sociali e dall'afflusso di gruppi criminali organizzati stranieri. Proprio la preoccupazione per il deteriorarsi delle condizioni di sicurezza ha avuto un ruolo chiave nella vittoria di Kast. Il leader repubblicano, nell'ultimo dibattito televisivo prima del voto, ha promesso di chiudere le frontiere dando a chi non ha la documentazione in regola 92 giorni per lasciare il Cile. Il tempo esatto che intercorre tra il voto di ieri e l’insediamento a "La Moneda" previsto per l’11 marzo.

La nota della Conferenza episcopale

Il comitato permanente della Conferenza episcopale del Cile ha intanto inviato una lettera per l’elezione del nuovo presidente, nella quale viene sottolineato che la nazione vive un’epoca storica che richiede «lucidità, generosità e un profondo impegno per il bene comune». Il Cile - si legge nella lettera, firmata tra gli altri dal presidente e  arcivescovo di La Serena, René Rebolledo Salinas - attraversa un periodo di «dolori accumulati» e di sfiducia verso le istituzioni. Ma nonostante ciò, il popolo cileno ha «forza, dignità e resilienza» per ricostruire i vincoli per rendere il Cile un Paese più fraterno nel quale «la forza della ragione prevalga sempre sulla ragione della forza».

Il richiamo alla dignità umana

I presuli cileni, nel messaggio, evidenziano inoltre la necessaria collaborazione tra tutti gli attori sociali: «Vogliamo continuare ad essere testimoni di speranza, vicini specialmente a coloro che vivono in povertà, esclusione e sofferenza. Ci preoccupa – proseguono i vescovi – la crescente denigrazione dei migranti e delle persone vulnerabili e ribadiamo il nostro impegno per la vita, la dignità umana e la protezione dei più deboli, ricordando le parole di Leone XIV nella sua esortazione apostolica Dilexi te: “Sul volto ferito dei poveri troviamo impressa la sofferenza degli innocenti”». La Conferenza episcopale cilena, in conclusione, rinnova la «disponibilità a collaborare in tutto quello che favorisca la giustizia, la fraternità e la pace sociale», augurando al nuovo presidente la protezione della Vergine del Carmelo affinché lo accompagni «nel cammino di unità e dialogo che serve al nostro Paese».

  

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15 dicembre 2025, 11:40