Elezioni presidenziali in Cile, sfida al ballottaggio tra Jara e Kast
Pietro Piga - Città del Vaticano
Servirà il ballottaggio per eleggere il prossimo presidente della Repubblica del Cile. Il suo nome uscirà dalle urne il 14 dicembre prossimo, quando si svolgerà il secondo turno. Come accade dal 1993, sarà necessario un altro voto perché nessuno degli otto candidati alle elezioni presidenziali ha ottenuto il 50% più uno del consenso nel primo turno tenutosi ieri, 16 novembre.
Gli sfidanti
Tra poco meno di un mese, i 15,7 milioni elettori cileni registrati nelle liste troveranno due nomi sulla scheda elettorale, quelli dei più votati domenica scorsa. Quello di Jeannette Jara, membro del Partito comunista del Cile, che ha conquistato il 26,85% dei voti, e quello di José Antonio Kast, fondatore e leader del Partito repubblicano del Cile, che ha raccolto il 23,92%. "Questo è un grande Paese. Non lasciate che la paura congeli i vostri cuori", sono state le prime parole della vincitrice del primo turno. Il suo concorrente, invece, ha definito il prossimo appuntamento "l’elezione più importante della nostra generazione, un vero referendum tra due modelli di società".
Le nuove alleanze
In patria, il ballottaggio è ritratto come una sfida polarizzata tra estremismi, nella quale Kast parte avvantaggiato perché, subito dopo la fine dello scrutinio, ha riunito attorno a sé il fronte conservatore. Il Partito nazionale libertario guidato da Johannes Kaiser e la coalizione Cile Andiamo capeggiata da Evelyn Matthei sono stati i suoi avversari fino a ieri, ma ora lo supportano per riportare un presidente di destra, a distanza di quattro anni dall’ultima volta. Jara, invece, dovrà recuperare terreno provando ad allargare il proprio gradimento tra l’elettorato moderato, rivolgendosi ai sostenitori di Matthei e di Franco Parisi, capolista del Partito della gente, il terzo classificato col 19,71% dei voti. Proverà a sommarlo al consenso già garantito dall’Unità per il Cile, la coalizione progressista capitanata dal capo di Stato uscente Gabriel Boric, e dal Partito democratico cristiano. Ma, secondo gli analisti, il suo legame con l’attuale presidente della Repubblica, che ha un tasso di approvazione del 34 per cento e le affidò l’incarico di ministro del Lavoro e della Previdenza sociale (marzo 2022-aprile 2025), potrebbe penalizzarla. Come nella prima fase della campagna elettorale, Jara e Kast si misureranno su due argomenti principali: la sicurezza e l’immigrazione.
Il Parlamento rinnovato
Sul mandato del prossimo presidente del Cile, a cui la Costituzione assegna anche il ruolo di capo del governo, inciderà la nuova conformazione del Congresso nazionale. Ieri, infatti, è stato in parte rinnovato: sono stati eletti tutti i 155 deputati della Camera e 23 dei 50 senatori. Lo schieramento conservatore, trascinato dalla coalizione Cambiamento per il Cile, composta dal Partito repubblicano, dal Partito nazionale libertario e dal Partito socialista cristiano e che ha eletto 42 deputati e 6 senatori, ha conquistato la maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.
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