Kyiv scossa da nuovi attacchi russi e dalle dimissioni del capo negoziatore Yermak
Francesco De Remigis - Città del Vaticano
"La Russia desidera fortemente che l'Ucraina commetta errori. Da parte nostra non ce ne saranno. Il lavoro continua. Se perdiamo l'unità, rischiamo di perdere tutto”. Così il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, commenta le dimissioni del suo principale consigliere, da oltre 15 anni strettissimo collaboratore e da ultimo capo negoziatore con gli Stati Uniti per l’eventuale accordo di pace con Mosca. Si tratta di Andriy Yermak, i cui uffici sono stati perquisiti ieri mattina a Kyiv. Poche ore dopo, è arrivata la lettera di dimissioni, consegnata al presidente ucraino a pochi giorni da altri due addii illustri, quelli degli ormai ex ministri dell’Energia e della Giustizia coinvolti nel caso di corruzione collegato alla società statale di energia nucleare Energoatom.
Le indagini dell'Agenzia nazionale anticorruzione
L’Agenzia anticorruzione del Paese indaga – e continuerà a farlo, fa sapere Zelensky – su un presunto sistema di tangenti legate al settore energetico, che ha già portato all'arresto di cinque persone e alla fuga all'estero di due imprenditori. La rimozione di Yermak dal suo ruolo avrebbe portato Zelensky a incaricare tra gli altri un nuovo "architetto" del piano di pace, Kyrylo Budanov, capo dei servizi segreti militari ucraini, che secondo l'Economist ora dovrà gestire la complessa trattativa con gli Stati Uniti. L'Ucraina sarà rappresentata ai colloqui anche da Andriy Hnatov, capo di Stato maggiore delle Forze armate ucraine, Rustem Umerov, segretario del Consiglio per la Sicurezza e la Difesa nazionale, e da rappresentanti del ministero degli Esteri.
Almeno due morti nell'attacco con droni sulla capitale
All’alba, sulla capitale ucraina, c'è stato un nuovo allarme antiaereo. Un raid aereo russo ha colpito Kyiv: due persone sono morte e almeno 27 sono rimaste ferite. Le autorità locali precisano che sono stati centrati e danneggiati edifici e abitazioni in diversi quartieri della città in cui, nelle prossime ore, dovrebbe arrivare una delegazione americana per valutare i progressi sul piano di pace dopo le interlocuzioni avute dagli Usa con la Russia ad Abu Dhabi. Nel Paese di Zelensky - che parla di 36 missili e circa 600 droni lanciati nella notte dalla Federazione - circa 600 mila persone sono rimaste senza elettricità, di cui 100 mila nella regione di Kyiv, ha annunciato il Ministero dell'Energia. Dalla Federazione fanno invece sapere di aver intercettato e distrutto 103 droni ucraini nelle ultime ventiquattro ore. Uno degli attacchi ha danneggiato gli impianti della raffineria Afipskaya, nel distretto di Seversky, nella regione meridionale russa di Krasnodar.
Le trattative di pace e il sostegno europeo a Kyiv
Non accetteremo nessun accordo che prevede la cessione dei territori ancora parzialmente controllati dall’Ucraina, ha ribadito Zelensky, in attesa delle decisioni che dovrebbero arrivare dall'Unione europea nei prossimi giorni. E' infatti previsto un Consiglio europeo nei giorni 18 e 19 dicembre a Bruxelles, dove i leader dovranno precisare le modalità di finanziamento dei sostegni economici per il Paese. "Posso garantire che il Consiglio europeo di dicembre non si concluderà senza l'approvazione dei finanziamenti all'Ucraina per il 2026 e il 2027, indipendentemente dalla modalità su cui si baseranno", ha spiegato il presidente del Consiglio europeo, António Costa, al settimanale portoghese Expresso.
Il nodo degli asset russi "congelati" in Belgio
Alla domanda sui rischi connessi all'uso degli asset russi "congelati" per finanziare l'Ucraina, Costa ha risposto: "Non c'è una soluzione priva di rischi, ma quella presentata dalla Commissione è creativa e rispetta le norme del diritto internazionale, perché non si tratta propriamente di un'appropriazione dei beni sovrani russi. Si tratta piuttosto, per così dire, di un utilizzo del valore contabile di tali beni come veicolo per il finanziamento dell'Ucraina. Ma è una soluzione che deve ancora essere elaborata. Il governo belga e altri governi hanno segnalato questioni su cui la Commissione sta lavorando con grande serietà". Non si escludono costi per i cittadini europei: "Bisogna essere onesti - ha detto Costa - il denaro non piove mai dal cielo e il denaro pubblico, direttamente o indirettamente, proviene sempre dall'economia, dai cittadini e dalle imprese, ma dobbiamo investire nella sicurezza dell'Ucraina, non solo per solidarietà, ma per la nostra sicurezza". Il dibattito su come reperire i fondi per Kyiv resta aperto, in Europa. La Commisione europea non esclude nessuna delle opzioni sul tavolo per sostenere economicamente l'Ucraina. Tre sono le opzioni sul tavolo: il ricorso agli asset russi attualmente "congelati" nell'istituto finanziario belga Euroclear, circa 200 miliardi di euro, ma servirebbe l'unanimità dei 27 Stati e l'Ungheria ha già fatto sapere di essere contraria a questa ipotesi, che vede anche il Belgio stesso particolarmente cauto; si parla poi di bond europei già nel 2026 attraverso la creazione di debito comune; oppure l'ipotesi di dar vita a prestiti per l'Ucraina provenienti dai singoli Stati dell'Unione. La Commissione cerca una soluzione da sottoporre al summit dei leader a dicembre, e intanto ha ridotto le necessità stimate da 140 miliardi di euro a 60.
Putin accetta la proposta di colloqui a Budapest
Se gli Stati Uniti sarebbero pronti a riconoscere il controllo della Russia sulla Crimea e sugli altri territori ucraini occupati per garantire un accordo che ponga fine alla guerra, e gli inviati dell'Amministrazione americana Steve Witkoff e Jared Kushner dovrebbero consegnare una proposta in merito direttamente al presidente russo Vladimir Putin, a Mosca è stato ricevuto il premier magiaro. "L’Ucraina dovrà diventare uno Stato cuscinetto tra Russia e Nato", è la visione del piano di pace data dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, che ha sintetizzato così la sua idea per il futuro di Kyiv in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt. Secondo il premier, il dopoguerra dovrà portare a "concessioni territoriali inevitabili" a favore di Mosca. Orbán immagina un accordo internazionale in cui "i territori negoziati resteranno sotto controllo russo", mentre "tutte le terre a ovest di quella linea – fino al confine orientale della Nato – costituiranno uno Stato ucraino ridotto". Il leader ungherese propone inoltre di "limitare dimensioni e capacità delle forze armate ucraine" presenti nella zona cuscinetto, come chiesto dalla Russia. "È tempo di abbandonare le illusioni e affrontare la realtà delineata nel piano di pace statunitense in 28 punti", ha affermato Orbán, avvertendo che ulteriori ritardi "favoriranno la Russia, non l’Ucraina", e comporteranno nuove perdite "di territori e vite umane". Nel colloquio a due, il presidente russo ha accettato la proposta avanzatagli al Cremlino da Orbán di ospitare a Budapest i negoziati di pace per l'Ucraina: "Se Budapest verrà utilizzata come piattaforma durante i nostri negoziati, ne sarei lieto. E desidero ringraziarlo per la sua disponibilità", ha dichiarato Putin all'inizio del loro incontro al Cremlino.
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