Disuguaglianza e povertà: i dati a livello globale
Beatrice Guarrera - Città del Vaticano
L’economia che uccide, la mancanza di equità, la condizione dei migranti, le violenze contro le donne, il traffico di esseri umani, la malnutrizione, l'emergenza educativa: sono alcuni dei temi trattati dalla prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV Dilexi te, un lavoro iniziato da Francesco sul tema del servizio ai poveri nel cui volto si può trovare “la sofferenza degli innocenti”. Si tratta di argomenti di stretta attualità, se si fa riferimento ai dati delle Nazioni Unite. Un quadro complessivo approfondito è stato fornito dal rapporto del Segretariato generale pubblicato l’11 settembre scorso, intitolato “Equità, sicurezza economica per tutti e solidarietà: riaffermare lo sviluppo sociale per un futuro sostenibile”, in cui si rimarca l’impegno a promuovere quanto stabilito nella Dichiarazione di Copenaghen sullo sviluppo sociale del 1995 e nel Programma d'azione del Vertice mondiale per lo sviluppo sociale.
Povertà multidimensionale
A preoccupare a livello globale è l’immane quantità di persone in difficoltà. Nel 2025 si stima che 808 milioni di persone siano in condizioni di povertà estrema, con un reddito inferiore a 3 dollari al giorno. Altri 2,9 miliardi vivono con un reddito compreso tra 3 e 8,3 dollari al giorno, una somma insufficiente per assicurare un futuro dignitoso. L’Indice Globale di Povertà Multidimensionale 2024 indica che nel 2024 vivevano in povertà multidimensionale acuta 1,1 miliardi di persone, a causa della sovrapposizione di diverse forme di disagi.
Occupazione precaria
Tra le principali cause di insicurezza economica, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, c'è l'occupazione precaria e irregolare. Il 60% degli occupati a livello globale, quasi 2 miliardi di lavoratori, hanno infatti un impiego informale, con percentuali dell’88% nei Paesi a basso reddito, dell’83% nei Paesi a medio reddito inferiore, del 52% nei Paesi a medio reddito superiore, mentre nei Paesi ad alto reddito il lavoro irregolare è al 14%. I giovani hanno una probabilità tripla di essere disoccupati rispetto agli adulti e uno su cinque tra i 15 e i 24 anni non è né in formazione, né occupato né studente. Dati allarmanti, che lo diventano ancor di più se si considera la condizione delle persone con disabilità, in questo contesto particolarmente vulnerabili: solo un terzo di loro è occupato mentre il 70% è fuori dal mercato del lavoro. L’occupazione non regolare produce salari minimi che non riescono a dare il sostentamento necessario a una persona o un nucleo familiare, oltre alla mancanza di tutele giuridiche. Questo tipo di condizione viene riscontrata in Paesi anche sviluppati come in Italia, dove la Caritas ha parlato spesso di “povertà lavorativa”.
Tratta e violenza contro le donne
Senza tutele giuridiche, inoltre, è più semplice rimanere coinvolti in traffici illeciti o nel lavoro forzato, di cui sono vittime oltre 28 milioni di persone nel mondo, tra cui 3,3 milioni di bambini, mentre 138 milioni di minori sono impiegati in lavori spesso pericolosi e parte delle filiere globali di produzione. Nel solo periodo 2020–2023 sono state identificate oltre 200 mila vittime del traffico di esseri umani, come confermati dai dati recenti dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (Unodc), ma molti altri non emergono, a causa della difficoltà di chiedere aiuto. Le rotte della tratta hanno toccato almeno 128 Paesi nel 2022. Le persone colpite sono soprattutto donne e ragazze, sfruttate in tutte le forme di tratta, in particolare a fini sessuali, ma vengono presi di mira anche i minori, soprattutto quelli non accompagnati. La condizione delle donne, oltre alle varie forme di schiavitù, è particolarmente vulnerabile, se si considera che, a livello globale, quasi una donna su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale almeno una volta nella vita, spesso all'interno delle mura domestiche, secondo dati delle Nazioni Unite.
Povertà urbana e diseguaglianze
La disuguaglianza aumenta in particolare nelle città, come riferisce il già citato report del Segretariato generale dell’Onu sull’equità e la sicurezza economica. Nelle città, infatti, i costi delle abitazioni aumentano più rapidamente dei salari e sono diventati uno dei principali problemi delle famiglie. Così la povertà urbana accelera a ritmi spaventosi: 130 milioni di persone in più rispetto al 2015 vivono in insediamenti informali o baraccopoli, per un totale di oltre 1,12 miliardi rilevati nel 2022. Dunque, a tre decenni dall’adozione della Dichiarazione di Copenaghen del 1995 - che aveva stabilito come priorità l'eradicazione della povertà, la promozione dell'occupazione piena e produttiva e l'integrazione sociale - disuguaglianze persistenti e in crescita continuano a minare gli impegni fissati nel testo. Oggi due terzi della popolazione mondiale vive in Paesi dove la disuguaglianza è cresciuta, mentre la ricchezza è sempre più concentrata: l’1% più ricco possiede più ricchezza del 95% dell’umanità.
Mancanza di istruzione e assistenza sanitaria
L’emarginazione dei Paesi poveri si fa sempre più crescente e il dato non è destinato a migliorare, se viene minato lo sviluppo delle nuove generazioni. Nel mondo, infatti, 272 milioni di bambini e giovani non frequentano la scuola. Nei Paesi a basso reddito, un giovane su tre non ha accesso all’istruzione formale, anche a causa di problemi economici. Le famiglie sono costrette, nei Paesi a basso e medio reddito inferiore, a sostenere quasi il 40% dei costi dell’istruzione, spesso per materiali e uniformi. Anche nel campo dell’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari c’è ancora molto da fare. Sono 2,2 miliardi le persone che, nel 2024, non hanno avuto accesso all'acqua potabile gestita in sicurezza e 3,4 miliardi quelli che non hanno potuto usufruire di servizi igienici sicuri. Proprio le spese per la sanità spingono oltre un miliardo di persone ogni anno in povertà o in una povertà ancora più profonda.
Migrazioni forzate
Secondo l’Onu, la violenza e i conflitti restano tra i principali fattori di sofferenza e migrazioni forzate. Alla fine del 2024, 123,2 milioni di persone sono risultate sfollate con la forza. La popolazione mondiale di rifugiati sotto il mandato dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha raggiunto 37,8 milioni, con un rapporto di 460 rifugiati ogni 100 mila abitanti, più del doppio rispetto al 2015. Le migrazioni forzate, inoltre, intensificano esclusione, violenza, rischi di sfruttamento e disuguaglianza, esercitando una forte pressione sui sistemi nazionali. Una pentola a orologeria pronta a esplodere se gli Stati non adotteranno politiche volte e a limitare il divario sociale e l'emarginazione.
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