La comunità internazionale dice no all'occupazione di Gaza
Silvia Giovanrosa – Città del Vaticano
Occupare Gaza City, sfollare circa il milione di persone che la abitano facendole evacuare verso il sud della Striscia entro il 7 ottobre, data che segna la fine del secondo anno di guerra tra Israele ed Hamas. E' il piano stabilito dal premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che mira all’occupazione della totalità della Striscia di Gaza, per liberarla definitivamente dal governo della fazione islamica. La decisione ha scatenato le reazioni fortemente contrarie di quasi tutto il mondo. Dalle Nazioni Unite, passando per Londra, Pargi e Madrid, giungendo fino ad Ankara, la richiesta è quella di un ripensamento e la maggiore preoccupazione è per la popolazione palestinese provata da una catastrofe umanitaria.. A far eccezione è Washington che, dopo aver taciuto sull’invasione di terra, sembra ora irrigidirsi sulle sue posizioni. Da JD Vance, vice presidente degli Stati Uniti, giunge la dichiarazione per cui l’obiettivo dell’amministrazione Trump sarebbe quello di garantire che Hamas non possa continuare ad attaccare persone innocenti e la risoluzione della crisi umanitaria a Gaza. "Ci sono molti obiettivi comuni, ha detto Vance, ma c’è un certo disaccordo su come esattamente raggiungerli”.
La reazione palestinese
“Una catastrofe senza precedenti” è la definizione usata dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen per il piano stabilito dal governo Netanyahu e il conseguente sfollamento di circa un milione di persone che attualmente risiedono a Gaza City. A tale decisone Abu Mazen e l’Anp si oppongono fermamente ribadendo il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. L’ambasciatore della Palestina alle Nazioni Unite ha richiesto dunque una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza con l’obiettivo di fermare Israele.
L’Europa
Fa da muro al piano di Netanyahu anche l’Unione europea. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ha chiesto che Israele riconsideri i suoi piani, mentre dal capo del Consiglio europeo, Antonio Costa, giunge l’avvertimento per cui se il governo israeliano procederà sui suoi passi ci saranno delle conseguenze nei rapporti: “ Un’operazione del genere viola l’accordo di associazione e i fondamenti del diritto internazionale” ha detto Costa. Senza precedenti infine la decisione del governo tedesco di imporre un parziale stop al rifornimento di armi per Israele. La dichiarazione è stata colta con “dispiacere” dall’esecutivo di Netanyahu, in virtù anche della storica alleanza tra i due Paesi.” Israele ha il diritto di difendersi, ha detto il cancelliere tedesco Merz, ma rimane difficile come i piani del governo potranno raggiungere tale obiettivo”.
La risposta di Hamas e degli Israeliani
“L’occupazione di Gaza non sarà un picnic” ha ammonito la fazione islamica, che si dice pronta ad un rilascio totale degli ostaggi, sempre se Israele cesserà il fuoco e si ritirerà dalla Striscia. “L’evacuazione di Gaza City sarà un’avventura che costerà cara ha detto Hamas in un comunicato, e non ci saranno rese”. Protestano anche i cittadini israeliani, in particolare i familiari degli ostaggi ancora prigionieri nelle mani di Hamas che temono non ci sia più alcuna speranza di riabbracciare i congiunti. Varie manifestazioni e cortei di sono tenute a Gerusalemme e Tel Aviv, sotto lo sguardo della polizia israeliana, pronta ad eseguire cariche per disperdere le folle.
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