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Soccorritori al lavoro fra la macerie Soccorritori al lavoro fra la macerie   (AFP or licensors)

Myanamar, si continua a scavare fra le macerie. Disperata la situazione umanitaria

Il paese fa i conti con una devastazione senza precedenti dopo il fortissimo terremoto della settimana scorsa. Sono oltre 2800 i morti, ma il bilancio è destinato ad aggravarsi. Oltre un milione e 600mila, secondo l’Onu, le persone rimaste senza un riparo e bisognose di tutto

Paola Simonetti – Città del Vaticano

In un paese in lutto, i soccorritori birmani e turchi scavano disperatamente tra le macerie che nelle ultime ore hanno miracolosamente restituito vivi a Naypyidaw una donna di 63 anni e un giovane, estratto dalle rovine di un hotel. Intanto, lo sciame sismico continua a far tremare il paese. 

Il drammatico bilancio delle vittime

Sono 2886 i morti finora accertati secondo la giunta militare al potere; 4639 i feriti e 373 i dispersi. Numeri drammatici ai quali si affiancano quelli di chi è rimasto senza un riparo e bisognoso di tutto. L'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati parla di oltre un milione e seicentomila persone bisognose di aiuti urgenti. Al momento l'Agenzia Onu ha annunciato di aver inviato forniture di emergenza a circa 25.000 sopravvissuti nelle aree di Mandalay e Nay Pyi Taw. La necessità più urgente - ha riferito il portavoce dell'Unhcr - è quella di distribuire rifugi e beni di soccorso nelle aree colpite.

In pericolo i più fragili

"È inoltre essenziale monitorare i rischi legati agli ordigni inesplosivi, alla separazione delle famiglie, alla protezione dei bambini e alla violenza di genere", fanno sapere dalle Nazioni Unite le agenzie umanitarie. Il terremoto e le sue scosse di assestamento aggravano una situazione già disperata in un Paese che sta subendo gli effetti di quattro anni di conflitto. Le aree colpite dal terremoto ospitano il 45% dei 3,5 milioni di sfollati interni del Myanmar. L'Unhcr continua a chiedere un accesso umanitario senza ostacoli per aiutare queste comunità.

Gli ostacoli per l’arrivo di aiuti

"Non c'è cibo disponibile, nemmeno a lunga conservazione, né negozi aperti. A Sagaing è crollato circa l'80% degli edifici”. A denunciarlo una ong locale, che sottolinea la lentezza con cui arrivano gli aiuti. Nonostante la mobilitazione internazionale e lo stanziamento di fondi per fare fronte alle necessità più urgenti, tra cui anche 500mila euro della Conferenza episcopale italiana, gli aiuti alla popolazione giungono con difficoltà. Per le Nazioni Unite il problema non sono solo i danni alle infrastrutture viarie, ma anche l’atteggiamento dei militari della giunta che tendono a "politicizzare gli aiuti". Gli ostacoli in questo senso devono essere rimossi, afferma l'Onu avvertendo che ora a gravare sul paese è anche lo spettro del rischio epidemie.

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