Mosca frena le trattative per la pace in Ucraina
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Una proposta che “non risolverebbe i problemi alla radice” del conflitto: queste le motivazioni addotte da Mosca attraverso il viceministro degli Esteri Ryabkov sul freno posto alle trattative per raggiungere la pace in Ucraina. Già in precedenza il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov aveva dichiarato: “Le questioni in discussione sono molto complesse e richiedono sforzi aggiuntivi”. Sulla Russia, che avrebbe scatenato le ire di Trump chiedendo per l’ennesima volta di far decadere Zelensky, pende la minaccia di dazi secondari sul petrolio qualora l’accordo sulla fine del conflitto dovesse allontanarsi. Tuttavia, uno spiraglio di luce lo regala la notizia che in settimana il negoziatore russo Dmitriev sarà a Washington per incontrare Witkoff, l’inviato speciale del presidente americano per l’Ucraina, nel tentativo di rafforzare la relazione tra i due Paesi: è la prima volta che accade dall’inizio del conflitto, nel febbraio 2022.
La posizione di Zelensky
Non va meglio neppure a Kyiv, con il presidente Zelensky cui non piace la bozza di accordo proposta dagli Usa sulle terre rare considerata nettamente svantaggiosa per il suo Paese, mentre sarebbe auspicabile un accordo “reciprocamente accettabile”. Il presidente ucraino, inoltre, continua ad accusare la Russia di violare gli accordi presi sull’interruzione degli attacchi su siti energetici e in mare, e chiede, dunque, di aumentare l’impatto delle sanzioni contro Mosca. Nel frattempo, sul terreno, si registrano un morto e 10 feriti in attacchi notturni nell’Ucraina orientale, nelle aree di Zaporizhia e Kharkiv, dove si sono sviluppati vasti incendi.
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