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Bambini in rifugi di fortuna fra le macerie di Gaza Bambini in rifugi di fortuna fra le macerie di Gaza  (AFP or licensors)

Gaza, Israele pronto a riprendere la guerra. Gli Usa frenano

E' uno stallo immerso nella tensione quello che vige nella Striscia, con i vertici delle forze armate israeliane che ipotizzano nuove operazioni militari per la liberazione degli ultimi ostaggi e Hamas che insiste per l’avvio della fase due dell’accordo di tregua, escludendo però il disarmo nella Striscia. Gli Stati Uniti, dal canto loro, caldeggiano prudenza per qualsiasi nuova iniziativa israeliana

Paola Simonetti – Città del Vaticano

Ammettono che nuove operazioni militari potrebbero mettere a rischio la vita degli ostaggi, ma i vertici delle forze di difesa israeliane hanno già messo in conto di riprendere una intensa guerra a Gaza. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze israeliano, l'esponente dell'estrema destra Bezalel Smotrich. A frenare, però, c’è anche la pressione dell’inviato del presidente Usa, Steve Witkoff, che ha chiesto al premier israeliano di aspettare il suo ritorno in Medio Oriente prima di qualsiasi nuovo passo nella Striscia di Gaza e esortato a programmare una data di scadenza per questa crisi. Proprio oggi Witkoff è atteso a Riad, poi domani a Doha, dove dovrebbe arrivare il team negoziale israeliano per colloqui indiretti con Hamas sulla base delle linee guida dell'inviato statunitense.  Ma, intanto, già questa mattina un massiccio attacco di  Israele ha colpito il nord di Gaza, secondo quanto riferito Al Jazeera: diversi veicoli dell'esercito israeliano, starebbero prendendo di mira, in particolare, il villaggio beduino di Umm al-Nasr.

La posizione di Hamas 

Il gruppo islamico dal canto suo, dichiarandosi flessibile nei colloqui, ribadisce però di voler passare quanto prima alla fase due dell’accordo di tregua che prevede anche il ritiro dell’esercito israeliano e la fine della guerra, ma non arretra di un passo sul mantenimento del suo arsenale nella Striscia, capitolo su cui l’Egitto ha insistito come condizione per la ricostruzione di Gaza. A questo proposito, stando a quanto riportato dalla testata del Qatar al Araby al Jadeed, Hamas, nei colloqui con l'inviato degli Stati Uniti per gli ostaggi Adam Boehler, ha affermato che non rinuncerà "all'armamento delle fazioni nemmeno se venisse istituito uno Stato palestinese. E' un principio irrinunciabile, anche se la leadership dovesse cambiare".

Le pressioni di Israele su Gaza

Sta continuando, intanto, la pressione di Israele su Gaza con l’interruzione dell’erogazione di energia elettrica. Una decisione condannata dall’Arabia Saudita e dal Qatar che ha denunciato "una flagrante violazione del diritto internazionale umanitario". I due paesi chiedono a gran voce alla comunità internazionale di intervenire. Preoccupato anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: "Questa decisione - ha dichiarato - riduce in modo sostanziale la disponibilità di acqua potabile. Ristabilire questo servizio - ha continuato – è vitale per decine di migliaia di famiglie e bambini".

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