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Un prigioniero cubano si ricongiunge con i suoi familiari lo scorso 16 gennaio a L'Avana Un prigioniero cubano si ricongiunge con i suoi familiari lo scorso 16 gennaio a L'Avana  (AFP or licensors)

Cuba, concluso il processo di scarcerazione di 553 prigionieri

La liberazione dei prigionieri cubani si inserisce nel contesto della mediazione che da anni porta avanti la Chiesa cattolica e avviene in sintonia con gli appelli di Papa Francesco per il Giubileo. Il processo di scarcerazione è stato avviato subito dopo che gli Stati Uniti, negli ultimi giorni dell’amministrazione Biden, hanno deciso di escludere Cuba dalla lista dei Paesi che “sponsorizzano” il terrorismo. Una disposizione poi cancellata dal presidente Trump

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Iniziato il 14 gennaio scorso, si è concluso ieri a Cuba il processo di graduale scarcerazione di 553 detenuti, che includeva anche diversi reclusi per motivi politici, tra cui gli oppositori José Daniel Ferrer García (fondatore della Union patriotica de Cuba, considerato “prigioniero di coscienza” da Amnesty International) e Félix Navarro. Lo ha confermato la Corte suprema del popolo dell’Avana, come ha riferito alla televisione di Stato cubana la vicepresidente del Tribunale, Maricela Sosa Ravelo. 

La mediazione della Chiesa

Si tratta di una misura che si inserisce nel contesto della mediazione che da anni porta avanti la Chiesa cattolica e avviene in sintonia con gli appelli di Papa Francesco per il Giubileo. Il servizio televisivo cubano ha comunque  sottolineato che coloro che hanno beneficiato di questa misura non sono stati rilasciati, ma hanno ricevuto una "liberazione anticipata" e che non hanno ancora "finito di scontare la loro pena". 

I rapporti con gli Stati Uniti

Il processo di scarcerazione è stato avviato subito dopo che gli Stati Uniti,  negli ultimi giorni dell’amministrazione di Joe Biden, hanno deciso di escludere Cuba dalla lista dei Paesi che “sponsorizzano” il terrorismo. La disposizione è stata però subito cancellata dall’attuale presidente statunitense, Donald Trump,  appena insediatosi alla Casa Bianca. Il titolo di “nazione-terrorista” blocca, di fatto, ogni forma di cooperazione in ambito finanziario e anche umanitario.  Sebbene il governo dell’Avana abbia sostenuto che i rilasci fossero una misura unilaterale e sovrana, gli Stati Uniti hanno assicurato che si trattava di un accordo mediato con Paesi terzi e che tra i beneficiari ci sarebbero stati molti partecipanti alle proteste antigovernative dell’11 luglio del 2021 a Cuba, le più grandi nel Paese caraibico  da decenni. Le autorità cubane non hanno fornito l’elenco completo dei beneficiari del provvedimento di scarcerazione.  Diverse organizzazioni non governative in difesa dei i diritti umani a Cuba hanno registrato il rilascio di circa 200 prigionieri per motivi politici fino ad oggi, anche se alcune avevano già avvertito che, insieme a questi prigionieri, sarebbero stati scarcerati anche condannati per reati comuni.

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