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Rifugiati venezuelani ad Arauquita, Colombia Rifugiati venezuelani ad Arauquita, Colombia 

In fuga dal Venezuela, Bogotà lancia l'allarme profughi

La Colombia si prepara ad affrontare una nuova emergenza migratoria dopo l'insediamento di Maduro alla presidenza. I venezuelani fuggono da povertà e mancanza di prospettive, gli unici che si arricchiscono sono i trafficanti

Giada Aquilino - Città del Vaticano

È allerta in Colombia per quello che le autorità di confine alla frontiera col Venezuela inquadrano come un probabile boom migratorio dal Paese in cui, venerdì scorso, ha prestato giuramento per un terzo mandato Nicolás Maduro, accusato dalle opposizioni di brogli alle presidenziali del 28 luglio scorso, nel contesto di un risultato elettorale non riconosciuto da molti Paesi, soprattutto in America Latina e in Europa.

Emergenza profughi in Colombia

Jairo Aguilar, governatore di La Guajira, nel nord della Colombia, ha denunciato la grave situazione che vive il suo dipartimento, per l’alto numero di migranti venezuelani che sta accogliendo e per il rischio umanitario che potrebbe insorgere con arrivi più massicci indotti dalla crisi in atto in Venezuela. Aguilar ha sottolineato che nella zona sono arrivati 158.000 migranti venezuelani. Nel solo comune di Maicao, è stato spiegato, vivono in condizioni precarie 13.000 migranti che hanno trovato rifugio in un vecchio aeroporto abbandonato. Le aule delle scuole del dipartimento sono state inoltre aperte a 40.000 bambini venezuelani. Una situazione questa che potrebbe aggravarsi — ha affermato il governatore nel chiedere maggiori aiuti a Bogotá — «perché le politiche migratorie saranno più complesse, per esempio negli Stati Uniti con l’arrivo del presidente Trump», che si insedierà a breve alla Casa Bianca.

Atteso un aumento dei flussi migratori

«Il quadro che abbiamo sul Venezuela è che, dopo una riduzione dei flussi migratori nei mesi precedenti perché la popolazione era un po’ in attesa di ciò che sarebbe successo con le elezioni del 28 luglio, c’era chi sperava in un cambiamento, poi il 10 gennaio c’è stata la riconferma di fatto di Maduro, adesso ci sia una previsione di uscita abbastanza allarmante», riferisce Clara Zampaglione, operatrice di Caritas Italiana, realtà da anni impegnata nel Gruppo di lavoro sulla crisi venezuelana coordinato da Caritas Internationalis. «Fino ad ora — ricorda — i venezuelani che sono usciti dal Paese sono quasi 8 milioni, un terzo della popolazione. E sicuramente la Colombia è la nazione che ne accoglie il maggior numero, circa 2,8 milioni, in un quadro, quello colombiano, che vive già una situazione di sfollamento sul proprio territorio a causa dell’inasprirsi del conflitto interno dopo gli accordi di pace del 2016».

La fuga è dalla povertà

A partire dal 2015-2016 il Venezuela ha affrontato la crisi economica e sociale più grave della sua storia recente, con un’inflazione che ha raggiunto cifre a tre zeri, nonostante ieri Maduro abbia dichiarato un tasso annuo del 48% nel 2024. «La situazione si è aggravata nettamente dal 2015 ad oggi», riferisce l’operatrice di Caritas Italiana: «I nostri partner ci riportano uno stato di povertà e di mancanza nel Paese che riguarda circa l’80% della popolazione venezuelana, con l’inflazione che sta rendendo i prezzi elevatissimi e inaccessibili. Chi può, lascia il Paese. Ma non è chiaramente una possibilità per tutti».

Un affare per i trafficanti

Molti di quelli che emigrano non rimangono neppure in Colombia, proseguendo verso altre nazioni del Sud America, ma intraprendendo pure la pericolosa rotta del Darién, tentando di dirigersi lungo il Centro America verso il Messico e poi gli Stati Uniti. «Non ci sono solo venezuelani, ma anche haitiani, cubani, ecuadoriani e colombiani stessi», spiega Zampaglione. «Il Perù, il Brasile e la Colombia rimangono i Paesi di accoglienza principale. E poi c’è la rotta del Darién, foresta molto fitta e impervia tra Colombia e Panamá, dominata dalla presenza di gang che sottopongono i migranti ad ogni genere di abuso, violenza, privazione. I nostri partner sul territorio, principalmente le Caritas ma non solo, ci dicono che il lavoro di assistenza psico-sociale per i migranti che attraversano il Darién è l’impegno principale, perché peraltro c’è tanta disinformazione sulla pericolosità di tale percorso: per le bande criminali è diventato un business, per cui vendono questo “pacchetto”, questo cammino, come se fosse un’avventura».

L'impegno delle Caritas

Caritas Italiana, prosegue, «negli anni ha sempre sostenuto le Caritas venezuelane attraverso diversi programmi di aiuto e assistenza umanitaria e in questo momento rimane in una fase di monitoraggio continuo, sostenendo inoltre le associazioni italiane che collaborano con le Caritas locali per l’invio di farmaci in Venezuela: sono stati inviati più di 6.000 kg di medicinali fino ad oggi, perché purtroppo la crisi sanitaria e la mancanza di medicinali nel Paese è uno dei problemi chiave, con l’impossibilità per la popolazione di accedere a quelli di base».
 

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16 gennaio 2025, 15:21