Gaza, Hamas accetta la proposta di cessate il fuoco
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
Dopo il via libera di Hamas alla bozza dell’intesa per un cessate il fuoco a Gaza, il Qatar fa sapere per voce del proprio mediatore che l’accordo è a un passo dalla sua ufficializzazione. Il documento deve superare ora il vaglio del governo israeliano prima della sua approvazione definitiva. Per tutto l’ultimo anno Stati Uniti Egitto e Qatar sono stati i mediatori dei negoziati tra Hamas e Israele per mettere fine ai 15 mesi di guerra che hanno messo in ginocchio la Striscia di Gaza e riportare a casa gli ostaggi catturati con l’incursione palestinese del 7 ottobre 2023. Ufficialmente gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas sono ancora un centinaio, ma lo Stato maggiore israeliano ritiene che almeno un terzo di loro sia morto durante la prigionia.
A un passo dall'accordo
Da diversi giorni i mediatori internazionali avevano espresso ottimismo circa la possibilità di raggiungere un accordo prima dell’insediamento del presidente eletto Trump alla Casa Bianca il 20 gennaio. Oggi il portavoce del Ministero degli esteri qatariota, Majed al-Ansari, ha espressamente dichiarato che le parti sono più vicine che mai ad un’intesa. Ottimismo confermato anche da un documento di Hamas in cui si dichiara che i negoziati sono nella loro fase finale.
Lo scambio di prigionieri
L'applicazione dell’accordo dovrebbe realizzarsi in tre fasi con la garanzia di Usa e Consiglio di sicurezza Onu. La prima misura riguarda la liberazione graduale di 33 ostaggi israeliani nel corso di sei settimane in cambio del rilascio di centinaia di palestinesi, tra i quali anche una 30 di militanti di Hamas condannati all’ergastolo. Durante questi primi 42 giorni di tregua le forze armate israeliane dovranno iniziare un graduale ritiro dai centri abitati a nord di Gaza, mentre i civili palestinesi potranno fare ritorno alle loro case. In questa fase dovrà essere garantito l’accesso agli aiuti umanitari con un transito di circa 600 camion al giorno.
L'accesso umanitario e il ritiro
I dettagli sulla seconda fase dell’intesa dovranno invece essere negoziati durante il primo periodo della tregua, che non include alcuna garanzia per il mantenimento della tregua stessa fino al raggiungimento di un accordo esaustivo. Il primo periodo di tregua inoltre prevede che Israele mantenga il controllo del valico di Philadelphia, mentre lascerebbe libero il valico di Netzarim. La seconda fase prevede sostanzialmente il rilascio dei rimanenti ostaggi israeliani in cambio di altri prigionieri palestinesi e il completo ritiro di Israele da Gaza. Nella fase finale di applicazione dell’accordo – la terza – è prevista la restituzione delle salme degli ostaggi deceduti e l’avvio di un piano pluriennale di ricostruzione nella Striscia di Gaza sotto la supervisione di organismi internazionali.
I combattimenti ancora in corso
Nonostante il momento cruciale raggiunto nei negoziati i combattimenti nella Striscia di Gaza continuano. Nella notte due raid israeliani sulla città di Deir al-Balah hanno provocato la morte di due donne, una delle quali in cinta, e dei loro quattro figli. Altre 12 persone hanno eprso la vita in altri due attacchi contro la città di Khan Younis. L’offensiva di Israele ha letteralmente ridotto in macerie gran parte dell’enclave palestinese e costretto circa il 90% della popolazione ad abbandonare le proprie case per cercare riparo in campi profughi lungo la costa.
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