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Posto di blocco in Nigeria Posto di blocco in Nigeria  (AFP or licensors)

Hrw: 2024, anno negativo per i diritti umani. Serve maggior rigore dai governi

Il rapporto annuale di Human Right Watch chiama alla mobilitazione in difesa delle libertà individuali e critica l'inerzia della politica. Gravi le responsabilità dei Paesi a tradizione democratica e liberale nell'indebolimento del diritto e della giustizia internazionali

Stefano Leszczynski - Città del Vaticano

546 pagine per fare il punto sulla situazione dei diritti umani nel mondo e non ne esce una fotografia edificante. Il rapporto mondiale di Human Rights Watch, storica organizzazione non governativa votata alla tutela dei diritti fondamentali della persona e alla denuncia di ogni offesa alla dignità umana, lascia l’amaro in bocca. Al fianco di situazioni incancrenite per la durata pluridecennale di crisi politiche, conflitti, guerre e persecuzioni, il 2024 ha lasciato in eredità nuove preoccupazioni per la tenuta del sistema di tutela dei diritti umani, anche nei Paesi a tradizione democratica e liberale.

Immobilismo internazionale

Il direttore esecutivo di Hrw, Tirana Hassan, prova a tirare le somme dei contenuti del report denunciando fin dalle prime righe l'inerzia proprio di quei governi, pubblicamente campioni dello stato di diritto, che con le proprie omissioni hanno di fatto indebolito la legittimità dei diritti umani e delle norme del diritto internazionale. “Gli eventi del 2024 – scrive Hassan – devono farci riflettere che questo non è il momento di ignorare la protezione dei diritti di ciascuno, ovunque si trovi. E’ invece il momento in cui i governi devono rispettare e difendere con il maggior rigore e impegno i diritti umani universalmente riconosciuti, e la società civile deve continuare a ritenerli responsabili per le loro mancanze”.

Cresce la repressione

Preoccupa il linguaggio d’odio e discriminazione che inquina i dibattiti politici e elettorali in Occidente, tanto negli Usa quanto nell’Ue, dove – sottolinea il report – i partiti di estrema destra hanno conseguito importanti risultati. Molti governi autoritari hanno rafforzato il proprio potere facendo leva sulla paura e la disinformazione, reprimendo il dissenso in Russia, El Salvador, in Mali, Burkina Faso e Niger. Eppure - fa notare il rapporto – l’inasprimento delle misure repressive ha provocato la reazione e la mobilitazione della società civile in diversi Paesi: le proteste degli studenti contro la corruzione in Bangladesh, le decine di migliaia di manifestazioni in Venezuela, la mobilitazione popolare in Kenya e le dimostrazioni europeiste in Georgia.

La giustizia internazionale

Da un punto di vista umanitario Human Rights Watch punta il dito contro l’immobilismo ele complicità dei governi nell’aggravare le sofferenze della popolazione civile in contesto come quello di Gaza, Sudan, Ucraina e Haiti. Luoghi in cui, sostiene il report, sono stati commessi terribili crimini contro l’umanità, nei confronti dei quali l’arma della giustizia internazionale viene delegittimata dagli stessi governi che dovrebbero invece implementarla. "Una corsa al ribasso" nella difesa dei principi fondamentali, denuncia il direttore esecutivo di Hrw, destinata a ripercuotersi anche su chi ancora si crede al sicuro. “I diritti umani – conclude Tirana Hassan – non sono ideali astratti. Sono invece il fondamento della dignità e della sopravvivenza di ogni essere umano, ed è nell’interesse di tutti difenderli ovunque”.

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17 gennaio 2025, 12:15