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Usa, armi facili e sparatorie: perdono la vita altre due persone

La sera del 15 agosto, in Alabama, una sparatoria ha provocato la morte di due persone e il ferimento di tre. Nello stesso giorno, a Filadelfia, altri feriti in due diversi episodi di violenza. Mattia Diletti, docente di Scienza politica ed esperto di USA, commenta la politica americana sulle armi

Eugenio Murrali - Città del Vaticano

Ancora armi, ancora sparatorie, morti e feriti negli Stati Uniti. Nonostante un'opinione pubblica sempre più attenta al tema della libera circolazione delle armi e un dibattito acceso, sul problema delle armi "facili" - soprattutto dopo la strage di Parkland, in Florida, nel 2018, e la successiva grande marcia, degli studenti a Washington -, negli USA non sembra si compiano passi in avanti.

La sparatoria in Alabama

Sono le 19:15 del 15 agosto in Alabama, nel corso di una sparatoria restano uccise due persone e altre due sono ferite in maniera grave, una terza non è in pericolo di vita. La notizia arriva dalla polizia di Montgomery, da cui si apprende inoltre che il fatto è avvenuto vicino all'Alabama State University. Il presidente dell'Università, Quinton T. Ross, Jr., ha precisato che la sparatoria non è avvenuta nel campus dell'ateneo ma in una vicina attività commerciale. I funzionari dell'università, ha detto Ross, secondo quanto riporta l'emittente WSFA12 News, "stanno ancora lavorando con il Dipartimento di polizia di Montgomery per determinare i dettagli" dell'episodio.

Altri feriti a Filadelfia

Nello stesso giorno, a Nicetown, a nord di Filadelfia, sono rimasti feriti sei poliziotti, impegnati in un'operazione antidroga. Il responsabile dei ferimenti, è stato arrestato dopo che si era barricato per ore in una casa del quadrante nord della città. Sempre a Filadelfia, a Ogontz, a distanza di poche ore, si è verificato un altro episodio di violenza, in cui sono rimaste ferite cinque persone. Un uomo colpito alla testa versa in gravi condizioni, le altre quattro vittime sono uomini e un ragazzo, ai quali è stato sparato alle mani, alle braccia, alle gambe.

Nessuna misura per fermare le armi

Dopo le stragi in Texas, a El Paso, e in Ohio, a Dayton, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha alzato la sua voce contro il razzismo e il suprematismo bianco, ma sulle armi ha puntato il dito soprattutto contro la "malattia mentale" di chi preme il grilletto. Anche l'ex presidente Barack Obama è intervenuto nel dibattito per chiedere quella stretta sulle armi che a lui non è riuscita durante il suo mandato. Abbiamo approfondito questo tema con Mattia Diletti, docente di Scienza politica alla Sapienza Università di Roma ed esperto di Stati Uniti:

Ascolta l'intervista a Mattia Diletti

La politica americana inizia a porsi il problema della circolazione delle armi e delle morti collegate?

R. - Il tema è tornato al centro dell'agenda politica da qualche anno, non solo perché ciclicamente avvengono stragi, ma anche perché è cambiato l'approccio dell'opinione pubblica. Più di prima c'è una tendenza a chiedere una riforma delle leggi sia a livello federale che statale e per far sì che non siano venduti almeno alcuni tipi di armi al pubblico. Questo è un anno elettorale, quindi, ovviamente per Donald Trump la questione è delicata, perché, da un lato, nel suo campo, ha una lobby potente, che è quella delle armi che finanzia la sua campagna elettorale e quella di moltissimi Congressmen americani, e dall'altro c'è anche una questione che è legata alla cultura americana. Una parte dell'elettorato crede nel valore dell'autodifesa, per questo compra armi e ne fa una questione quasi d'identità. Dall'altra parte invece un movimento magmatico, ma piuttosto ampio, chiede riforme concrete e nella maggior parte dei casi sostiene candidati del Partito democratico. Trump sta cercando di rispondere a un allargamento della sensibilità su questo tema, e dall'altro però non sta facendo nulla di concreto.

E' una questione annosa...

R. - La lobby delle armi ha veramente una presa fortissima sul Congresso americano e, inoltre, c'è una questione a livello locale, perché dal punto di vista legislativo conta molto anche quel che avviene nei singoli Stati: la possibilità di circolare con le armi, di entrare nei luoghi pubblici, di comprarne di un tipo piuttosto che di un altro. Alcuni movimenti e alcuni gruppi di pressione chiedono che quantomeno non vengano vendute le armi automatiche, perché sono quelle che producono il maggior numero di morti. Da questo punto di vista Trump è più sensibile, perché ha paura di essere accusato di essere in qualche modo il 'mandante morale' di alcune stragi, soprattutto di quelle che coinvolgono i suprematisti bianchi che si accaniscono contro luoghi in cui si riuniscono persone di tutte le etnie.

Trump tende a puntare il dito sulla "malattia mentale" di chi preme il grilletto...

R. - Evidentemente queste persone non sono nel pieno delle loro capacità, però il tema è quello della possibilità di accesso alle armi. Se l'accesso alle armi fosse vietato, e soprattutto se fosse vietato - cosa forse più accettabile in questo momento per gli Stati Uniti - quello ad alcuni tipi di armi, sarebbe molto più difficile provocare alcune stragi. Del resto in Europa tutto questo normalmente non succede: gli Stati Uniti sono ancora un caso isolato estremamente negativo.

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16 agosto 2019, 16:00
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