Betlemme, l’Ordine di Malta in aiuto dei villaggi palestinesi più remoti
Giordano Contu - Betlemme
La speranza viaggia su quattro ruote, verso il villaggio di Nahalin, immerso nelle colline palestinesi, a 35 chilometri da Betlemme. A bordo della Clinica mobile dell’ospedale “Sacra Famiglia” dell’Ordine di Malta vi sono il pediatra Ahmad Shammas, la ginecologa Natali Sulibri e l’infermiera Fayzeh Ayaseh. Una volta a destinazione, prende subito forma il presidio sanitario e alle 9.00 in punto iniziano le visite.
Garantire le cure
“La clinica mobile raggiunge le aree più svantaggiate del distretto di Betlemme, soprattutto quelle in cui le madri non riescono ad accedere all’ospedale per le cure prenatali. Quando le donne non possono raggiungere noi, siamo noi ad andare da loro, garantendo un’assistenza sanitaria di alta qualità”, spiega ai media vaticani Saba Abu Farha, Direttore medico del nosocomio. “Lavoriamo soprattutto nelle Zone B e C, dove è molto difficile per il Ministero della Salute (palestinese, nda) o per le istituzioni governative fornire servizi sanitari regolari, a causa della situazione politica”. Gli abitanti dei villaggi, infatti, si spostano il meno possibile. I motivi principali sono tre: il costo dei trasporti, le possibili violenze dei coloni e la chiusura improvvisa dei checkpoint lungo la strada che impedirebbe il rientro a casa.
L’intervento sui bambini
I due servizi medici offerti sono la ginecologia e la pediatria. “Per i bambini, nella maggior parte dei casi, si tratta di infezioni virali comuni, che non richiedono cure particolari. Quando invece ci troviamo di fronte a situazioni più critiche, trasferiamo subito i bimbi in ospedale per interventi adeguati”, spiega Shammas. Nel suo piccolo ambulatorio mobile riesce a visitare sette pazienti in circa quattro ore. Alcuni necessitano di consulto medico, altri di ricette, altri ancora di rassicurazione. Ad accompagnare i più piccoli sono soprattutto le madri e qualche padre (alcuni attendono in auto), con al seguito fratelli e sorelle. Le famiglie sono molto numerose e la salute del bambino non è solo una questione sanitaria, ma riguarda la sicurezza sociale, l’equilibrio familiare, il futuro. Per questo motivo il pediatra si dice “davvero onorato di far parte dell’Ordine di Malta” e “orgoglioso di poter aiutare gli altri”.
L’assistenza alle future mamme
Il servizio più richiesto nei villaggi è quello di ginecologia. Le visite sono numerose: ci sono ragazze, donne incinte, madri. “Offriamo soprattutto cure di base, in particolare l’assistenza prenatale alle donne in gravidanza. Il nostro primo obiettivo è rassicurare la mamma sullo stato di salute del feto: facciamo una ecografia, controlliamo il battito cardiaco e chiediamo se avverte movimenti regolari del bambino, se ha disturbi urinari o altri sintomi”, spiega Natali Sulibri. In caso di gravidanze a rischio prescrivono controlli approfonditi in ospedale: dall’ecografia dettagliata, allo screening per il diabete gestazionale. Prevista anche la valutazione della menopausa per le donne over 45. “È un lavoro molto impegnativo e spesso stressante – aggiunge Sulibri – perché siamo responsabili sia della madre sia del feto e ogni nostra decisione può avere conseguenze importanti. Per questo motivo bisogna essere sempre concentrati, prudenti e pronti ad agire”.
I drammi delle donne
La clinica mobile è fondamentale anche perché intercetta silenziose fragilità riuscendo a portarle alla luce. Quando le ragazze si trovano a parlare con la ginecologa e con l’infermiera, in privato, lontano dalle famiglie, emergono anche drammi e storie indicibili. “Questa responsabilità continua – prosegue Sulibri – mi ha fatto crescere molto, sia dal punto di vista professionale che umano. Poiché insegna a non dare mai nulla per scontato e a mettere sempre al centro la vita e la dignità delle persone che ti sono affidate”. La consulenza e l’accompagnamento nelle fasi più delicate della vita femminile si trovano a fare i conti con le conseguenze della vita rurale e dei limiti culturali ed economici.
L’aiuto ai beduini
Il servizio su quattro ruote è attivo dal lunedì al giovedì, con un costo per ogni visita di circa 20 shekel, poco più di 5 euro. In media vengono ricevute 10-15 persone al giorno. “Dal lunedì al mercoledì – precisa il direttore medico Abu Farha – visitiamo villaggi in cui le persone hanno case stabili e comunità consolidate. Il giovedì ci concentriamo sulle zone più povere, in particolare le aree desertiche e beduine, dove le persone vivono in tende, con un accesso molto limitato all’elettricità e ai servizi di base. In queste condizioni il furgone stesso diventa l’ambulatorio”. La clinica mobile garantisce la stessa qualità dell’ospedale, grazie al prezioso sostegno dei donatori.
Alle 12.10, Shammas e Sulibri ripongono l’ecografo, le vitamine e il materiale medico. L’autista accende il furgone e si riparte in direzione della città. La speranza su quattro ruote torna domani.
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