La pace “umile e perseverante” di Papa Leone che apre il cuore
di Adele Howard*
Mentre in Australia riflettiamo sul Messaggio di Papa Leone XIV per la LIX Giornata Mondiale della Pace, ci troviamo in mezzo a una lotta globale tra luce e tenebre, bene e male. Fino a poco tempo fa eravamo rimasti lontani dalla violenza estrema e dalla distruzione della guerra e del terrorismo in Paesi come il Sudan e l’Ucraina e in Medio Oriente. Tuttavia, domenica 14 dicembre 2025, la pace dell’Australia è stata infranta quando due uomini armati, padre e figlio, hanno sparato e ucciso 15 persone, ferito altre 40 e traumatizzato la comunità ebraica che avevano preso di mira. La nazione australiana è rimasta sconvolta e sconcertata da questo evento.
Quando sono esplosi i colpi, centinaia di membri della comunità ebraica erano riuniti in un’area di Bondi Beach, a Sydney, una delle spiagge più iconiche dell’Australia, per la prima sera di Hanukkah, la Festa delle Luci ebraica che dura otto giorni. Per la comunità ebraica, l’accensione della candela di Hanukkah simboleggia la trasformazione delle tenebre in luce e proclama che la luce non può essere spenta dalle tenebre.
Nel suo Messaggio, Papa Leone ci dice che «in rapporto alle prove che incontriamo, nelle circostanze storiche in cui ci troviamo a vivere (...) vedere la luce e credere in essa è necessario per non sprofondare nel buio». Per noi cristiani, il simbolo della luce è centrale nella nostra fede: Gesù è la luce del mondo. Dinanzi alle azioni assassine dei terroristi, la minaccia dello spegnimento di quella luce e di quella pace è diventata una realtà per la comunità australiana. Tuttavia, le azioni immediate dei bagnini, dei paramedici, della polizia, di persone comuni coraggiose e di 100.000 concittadini che hanno donato sangue e plasma perché i feriti di Bondi Beach potessero vivere, hanno dato prova del potere dell’umanità di far risplendere una luce nelle circostanze più buie e difficili.
Il 21 dicembre, a una settimana esatta dall’orribile evento e nell’ultimo giorno di Hanukkah, a Bondi Beach si è tenuta una Giornata Nazionale di Riflessione Light over Darkness: Night of Unity (“Luce sulle tenebre: serata di unità”), guidata dalla comunità ebraica. Tutti gli australiani sono stati invitati ad accendere una candela alle 18.47 (l’ora della strage) e a osservare un minuto di silenzio per ricordare le 15 persone che hanno perso la vita, i feriti gravi e tutti coloro che sono rimasti colpiti da quanto è accaduto. È stato un invito a stare al fianco della nostra comunità ebraica, a partecipare al suo lutto e ad affermare così che non saranno l’odio e la violenza a definire il popolo australiano. Tuttavia, durante questo evento è emerso chiaramente che la rabbia e l’ostilità minacciavano di polarizzare la reazione generale a quella tragedia.
Affrontando la questione di come «disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo», il Messaggio di Papa Leone sottolinea il ruolo pacificatore di tutte le religioni, «vigilando sul crescente tentativo di trasformare in armi persino i pensieri e le parole. Le grandi tradizioni spirituali, così come il retto uso della ragione, ci fanno andare oltre i legami di sangue o etnici, oltre quelle fratellanze che riconoscono solo chi è simile e respingono chi è diverso».
Tra le persone invitate a parlare c’era il premier dello Stato Chris Minns. Nel suo intervento, Minns, cattolico, ha citato il Salmo 34, sul quale ha incentrato la sua riflessione. «Il Salmo non si limita ad attribuire la responsabilità solo al governo. Dice: “Cerca la pace e perseguila”. E questo è compito di ogni cittadino. La pace non avviene per caso. Deve essere perseguita attivamente attraverso la compassione, la gentilezza e il coraggio morale. Il governo può incoraggiarla e sostenerla, ma le persone la devono vivere». Egli fa così eco alle parole che Leone XIV rivolge a ogni persona, ovvero di credere che la pace è possibile. «Cari fratelli e sorelle, apriamoci alla pace! Accogliamola e riconosciamola, piuttosto che considerarla lontana e impossibile». Il Papa poi prosegue: «Quando trattiamo la pace come un ideale lontano, finiamo per non considerare scandaloso che la si possa negare e che persino si faccia la guerra per raggiungere la pace». Per questa ragione, «seppure contrastata sia dentro sia fuori di noi, come una piccola fiamma minacciata dalla tempesta, custodiamola».
Nei mesi del suo pontificato, a cominciare dalla Benedizione Apostolica la sera dell’elezione, Leone ha pronunciato le prime parole dette da Gesù ai discepoli dopo la Risurrezione: «La pace sia con voi» (cfr. Giovanni 20, 19,21). Questo antico saluto, con le sue radici bibliche, è comune anche alle altre fedi abramitiche: nell’ebraismo Shalom aleichem (che la pace sia su di voi), nell’islam as-salamu alaykum (la pace sia con te). Nel cristianesimo, come chiarisce Papa Leone, a venire offerta è la pace del Cristo risorto, «una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante» che porta a coloro che la ricevono una trasformazione duratura, provenendo «da Dio, Dio che ci ama tutti incondizionatamente».
Introducendo il concetto di «pace disarmata» Leone XIV riflette sulle istruzioni che Gesù diede agli apostoli prima del suo arresto e della sua morte e sull’ordine dato a Pietro di mettere via la spada piuttosto che agire per difenderlo. «La pace di Gesù risorto è disarmata, perché disarmata fu la sua lotta, entro precise circostanze storiche, politiche, sociali», scrive il Papa. «Di questa novità i cristiani devono farsi, insieme, profeticamente testimoni, memori delle tragedie di cui troppe volte si sono resi complici».
Queste parole devono trovare eco nei governi australiani, che stanno discutendo una proposta di inasprimento delle leggi sulle armi in risposta alla tragedia di Bondi Beach, individuando al contempo le nostre nuove responsabilità globali per la costruzione della pace. Questa capacità più profonda potrebbe portare a un contributo più efficace alla pace nella nostra regione dell’Oceania e in tutto il pianeta.
In un mondo che equipara la forza con la dominazione, Leone ci dice che «la bontà è disarmante». Il Papa propone passi concreti per raggiungere la pace globale: «Occorre motivare e sostenere ogni iniziativa spirituale, culturale e politica che tenga viva la speranza (…) coltivare la preghiera, la spiritualità, il dialogo ecumenico e interreligioso come vie di pace (…) lo sviluppo di società civili consapevoli, di forme di associazionismo responsabile, di esperienze di partecipazione non violenta, di pratiche di giustizia riparativa su piccola e su larga scala».
Nei prossimi mesi, mentre il Paese emergerà dal tragico attacco terroristico a Sydney, gli australiani dovranno lavorare insieme per trovare nuove espressioni di fiducia reciproca e di pace al fine di raggiungere un’armonia duratura nella nostra società.
*Teologa della Australian Catholic University
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