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L'insegnamento della religione a scuola L'insegnamento della religione a scuola 

Religione cattolica, la CEI: serve alleanza tra famiglia, scuola e Chiesa

Oltre l’80% degli alunni si avvale della materia nelle scuole, aumentano gli insegnanti stabili ma permangono criticità come la collocazione oraria sfavorevole e l’applicazione non uniforme della normativa. È quanto emerge nella nuova nota pastorale della Conferenza Episcopale italiana dal titolo: “L’insegnamento della religione cattolica: laboratorio di cultura e dialogo”. I vescovi mettono l’accento sul rischio di analfabetismo religioso e i pericoli legati all’Intelligenza artificiale

Cecilia Seppia – Città del Vaticano

A quarant’anni dall’Intesa del 1985 e a oltre trent’anni dalla precedente nota del 1991, la Conferenza Episcopale italiana pubblica un nuovo documento sull’insegnamento della religione cattolica dal titolo "L'insegnamento della religione cattolica: laboratorio di cultura e dialogo". La nota è stata approvata dalla sua 81ma Assemblea Generale tenutasi ad Assisi nel novembre scorso dopo un'ampia consultazione in tutte le Diocesi italiane. L’obiettivo è aggiornare il quadro di riferimento alla luce dei profondi cambiamenti sociali, culturali e scolastici, che solcano i nostri tempi, rilanciare il valore educativo e culturale di questo insegnamento nella scuola italiana e provare, Chiesa e Stato insieme, a collaborare per la promozione dell’uomo e il bene del Paese.  “A distanza di tempo, si conferma la validità di una presenza scolastica che rispetta la libertà di coscienza di tutti e assicura un fondamentale servizio educativo. In questi anni la società italiana è cambiata, confrontandosi soprattutto con il fenomeno migratorio e la conseguente presenza di culture e religioni diverse sul territorio e nelle aule scolastiche. L’Insegnamento della religione cattolica ha saputo aprirsi al confronto e al dialogo proprio grazie all’identità che la contraddistingue, che ne valorizza la portata culturale e formativa” scrive nella presentazione del documento il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI. I dati sembrano incoraggianti: l’80% degli alunni si avvale dell’insegnamento, aumentano gli insegnanti stabili, la fidelizzazione degli studenti alla materia, così come l’interesse soprattutto da parte di ragazzi e ragazze appartenenti ad altre fedi, migliorano i supporti alla didattica e appare nel complesso una più forte attenzione al pluralismo religioso così come una buona alleanza educativa tra scuola, famiglia e Chiesa per rispondere alle sfide del tempo storico.

Pluralismo religioso e necessità di implementare il dialogo

Restano però delle criticità di fronte alle quali “l’ora di religione” non può sperare di fare miracoli ma può e deve impegnarsi soprattutto sul fronte del dialogo. D’altra parte, richiamando Papa Francesco prima e Leone XIV poi, si sottolinea come “oggi non viviamo un’epoca di cambiamento, quanto un cambiamento d’epoca” e per prima cosa serve destrutturare il pregiudizio verso gli altri e verso le istituzioni. La scuola è infatti sempre più multietnica e plurireligiosa, cresce una narrazione secolarizzata che tende a marginalizzare il "fatto religioso", i giovani sperimentano insicurezza, fragilità relazionali e culturali e la scuola è chiamata a essere luogo di integrazione, dialogo e formazione della coscienza civile. Di fronte a questo, il contributo dell’insegnamento della religione cattolica, grazie alla sua specificità culturale e valoriale, può essere decisivo. Il testo guarda anche la natura dell’insegnamento della disciplina soffermandosi sulla scelta di libertà e sulla compatibilità con la laicità dello Stato: "È una disciplina curricolare, non catechesi, è liberamente scelta da studenti e famiglie, fondata sul quadro giuridico del Concordato e delle Intese; orientata alla formazione integrale della persona, in dialogo con le altre discipline". E in quanto materia scolastica affronta la Bibbia come testo fondante della cultura europea, la storia del cristianesimo, il contributo della Chiesa alla civiltà, le grandi questioni del senso della vita delineandosi come un grande laboratorio di cultura e dialogo che ha l’ambizioso progetto di costruire un umanesimo integrale capace di tenere insieme ragione, cultura e fede.

Ruolo dell’insegnante

Un passaggio molto ampio della nota si concentra sull’insegnante di religione, figura chiave e ponte tra i giovani e la Chiesa, la cui idoneità all’insegnamento viene rilasciata dal vescovo, non come una forma di controllo, ma come legame di comunione, fiducia e corresponsabilità. Tra i requisiti si sottolinea ovviamente la preparazione teologica e il costante aggiornamento, la competenza dal punto di vista pedagogico e didattico ma ciò su cui i vescovi insistono è la necessità che sia un testimone credibile, coerente con i valori che insegna, capace di dialogo, integrato nella comunità scolastica ma anche in quella ecclesiale e preparato pure su Ebraismo e Islam (la CEI raccomanda a tal proposito l’introduzione di materiali inerenti le altre due religioni, prodotti in collaborazione con le rispettive istituzioni). Il documento affronta anche la crisi attuale della professione docente e invita a valorizzare la vocazione educativa degli insegnanti di religione, spesso punti di riferimento nella scuola per competenza e capacità relazionale.

Criticità e rischio di analfabetismo religioso

Tra le altre criticità evidenziate spicca la collocazione oraria il più delle volte non favorevole all’insegnamento, la sesta ora del sabato per esempio, come a buttare via qualcosa che invece è prezioso o limitarsi nel programma a riempire uno spazio vuoto. Ancora l’applicazione non uniforme della normativa specifica, e in ultimo ma non da meno, la possibilità per gli studenti più grandi di lasciare l’istituto durante l’ora di religione privandosi di un’occasione formativa. "Sebbene non sia venuta meno la domanda di spiritualità, che segue vie più informali e individuali, oggi si registra una crescente indifferenza rispetto alla pratica religiosa, con l'emergere di un certo analfabetismo religioso. Di fronte a tali fenomeni, che impoveriscono la visione antropologica e l'approccio educativo, appare ancora più importante offrire opportunità per riflettere sui valori fondamentali dell'esistenza umana di cui la dimensione religiosa, nelle sue diverse espressioni storiche e culturali, è parte integrante e irrinunciabile", si legge nel documento pastorale. "Viviamo un tempo - prosegue il testo - in cui l'Intelligenza Artificiale, le biotecnologie, l'economia dei dati e i social media stanno trasformando profondamente la nostra percezione e la nostra esperienza della vita. In questo scenario, la dignità dell'umano rischia di venire appiattita o dimenticata, sostituita da funzioni, automatismi, simulazioni. Ma la persona non è un sistema di algoritmi: è creatura, relazione, mistero".

Prospettive e responsabilità condivise

La conclusione del documento della CEI richiama la responsabilità della Chiesa locale nell’accompagnare l’insegnamento della religione cattolica, invitando a “riconoscere e rispettare la specificità istituzionale dell’IRC e guardando con simpatia al lavoro quotidiano degli insegnanti”. E proprio agli insegnanti viene ricordato che “devono sentirsi membri attivi della comunità cristiana”, richiamo che intende ribadire la natura ecclesiale della loro missione pur svolta all’interno dell’istituzione scolastica. La nota si concentra infine sull’urgenza di nuove “alleanze educative” tra famiglia, scuola e comunità ecclesiale, riconoscendo che solo attraverso un’efficace collaborazione di tutte le componenti sociali sarà possibile contrastare i persistenti fenomeni dell’abbandono e della dispersione scolastica.

Strumento privilegiato di una Chiesa in uscita

Il proverbio africano citato nel testo – “Per educare un bambino ci vuole un villaggio” – diventa chiave di lettura per interpretare il contesto attuale, segnato da fragilità sociali, disorientamento e frammentazione delle reti educative. L’insegnamento della religione cattolica è descritto come luogo che può contribuire a dare continuità a una tradizione culturale condivisa, offrendo strumenti per leggere le trasformazioni del presente senza perdere la consapevolezza delle radici. “Gli insegnanti di religione devono sapere che a scuola non sono mai soli ma hanno accanto tutta una comunità che con loro collabora”, sottolinea il documento, indicando un investimento educativo che riguarda l’intera Chiesa. “A essere in gioco è la sussistenza di un patrimonio di valori spirituali, culturali ed educativi prezioso per il domani delle nuove generazioni e per il futuro del nostro Paese”, conclude il documento suggerendo che l’insegnamento della religione cattolica è uno strumento privilegiato per quella Chiesa in uscita capace di dialogare con la cultura contemporanea. L’ insegnamento della religione cattolica rimane una risorsa viva, capace di rinnovarsi perciò deve essere vissuta come occasione per “allargare lo sguardo”, crescere nel pensiero critico e affrontare le domande ultime dell’esistenza.

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11 dicembre 2025, 15:01