Don Coluccia a Verona per “Rimuovere gli ostacoli”
Eugenio Bonanata – Città del Vaticano
Un furgone con all’interno una web radio denominata “Megafono 48”. Questo il nuovo strumento di don Antonio Coluccia, alla guida della fondazione “Opera don Giustino”, per portare al di fuori dei confini di Roma la sua missione pastorale tesa a contrastare lo spaccio nei quartieri difficili.
Vangelo, preghiera, ascolto e legalità sono i punti chiave del cammino del sacerdote, da tempo sotto scorta per le continue minacce e gli attacchi fisici dovuti al suo impegno. “Non mi lascio paralizzare”, ribadisce don Coluccia che sempre in stretto contatto con le forze dell’ordine sta per lanciare “Rimuovere gli ostacoli”. Si tratta di un’iniziativa a livello nazionale che prende spunto dall’articolo 3 della costituzione italiana e che ha l’obiettivo di stimolare le coscienze e offrire un presidio mobile nei territori del Paese in mano ai clan malavitosi dediti al traffico di sostanze stupefacenti.
Insieme contro le difficoltà
Si parte da Verona dove stasera, 11 ottobre alle 20.30, davanti alla Chiesa del Tempio Votivo, è in programma l’appuntamento “Con Maria nelle piazze di spaccio”, organizzato in tandem con la fondazione “L’Ancora” di don Renzo Zocca. Un momento di riflessione e preghiera per dire “si alla vita e no alla droga”, riporta la locandina dell’evento veronese. “Vogliamo offrire un’occasione per pregare e per stare assieme”, aggiunge don Antonio sottolineando l’importanza della dimensione comunitaria cristiana per affrontare le difficoltà nelle diverse periferie.
Abitare le periferie
“Nessuno si salva da solo”, ripete citando gli insegnamenti di Papa Francesco e le catechesi di Papa Leone sulla Risurrezione di queste settimane. Particolarmente indicative le parole del Pontefice in occasione della Giornata internazionale contro la droga celebrata il 26 giugno scorso. “Le nostre città – aveva detto il Papa nell’occasione - non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione”. E per fare questo occorre necessariamente agire insieme e abitare le periferie soprattutto per far conoscere Gesù ai tanti ragazzi vittime della dipendenza. “Gesù – sottolinea don Antonio – lo devi incontrare, ne devi fare esperienza. Perché quando la mano santa di Dio ti tocca, allora quelle ferite diventano feritoie”.
“Sei molto di più”
Don Coluccia racconta dei tanti giovani incontrati di notte alla ricerca dello ‘sballo’. Alcuni è riuscito a sottrarli dalla strada. “Dobbiamo metterci al servizio di questa umanità ferita, abbracciando, curando e custodendo la vita di questi ragazzi. Occorre motivarli seguendo l’esempio di Gesù che è stato il più grande motivatore e che non si è mai posto con il giudizio”. Ma come incoraggiare le persone che si trovano in queste condizioni? “Serve avvicinarli per ascoltare le loro storie e il loro dolore. Io gli ripeto sempre: ‘tu non sei il risultato dei tuoi peccati e dei tuoi fallimenti, sei molto di più. E Gesù è consapevole di ciò che c’è nel tuo cuore’.
Una radio per riflettere
Sulla base dell’esperienza maturata sul campo, è da qui che iniziano i percorsi di emancipazione che in seguito richiedono impegno e aiuto a vari livelli. “Questi luoghi di morte possono diventare luoghi di redenzione”, dice don Antonio. La sfida da affrontare è il vero e proprio welfare che accompagna il traffico di sostanze stupefacenti. Soldi facili, motociclette potenti, auto di lusso anche senza avere la patente. Tutto questo alimenta il vuoto istituzionale e l’emarginazione sociale che il presidio mobile di Radio Megafono 48 e il progetto “Rimuovere gli Ostacoli” vuole arginare. “Il nostro è un presidio civico-pastorale”, precisa il sacerdote spiegando che l’idea è di mettersi in movimento su tutto il territorio nazionale per garantire un punto dove si prega e dove si entra in dialogo le persone. “Ci rivolgiamo ai comitati di quartiere e ai tanti cittadini onesti raccogliendo le loro testimonianze”. Radio Megafono 48 farà da cassa di risonanza su web e social, proponendo preghiere, dibattiti e spunti di riflessione. “In questo modo – conclude don Antonio – si incoraggiano le persone ad agire, si spezzano le solitudini e nello stesso tempo si offre anche un supporto alle istituzioni che così vengono informate su ciò che accade nei singoli territori”.
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