Il cardinale Pizzaballa celebra la messa a Gerusalemme nella Giornata del Migrante credits (sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme) Il cardinale Pizzaballa celebra la messa a Gerusalemme nella Giornata del Migrante credits (sito del Patriarcato Latino di Gerusalemme) 

Pizzaballa: migliaia di invisibili in Terra Santa, la Chiesa ascolta la loro voce

Nella Messa in occasione della Giornata del Migrante, il cardinale si sofferma sui tanti “Lazzaro” che vivono in Terra Santa e che la Chiesa è chiamata ad ascoltare dando loro un nome e un volto

Vatican News

“La migrazione è ormai un fenomeno globale, presente ovunque, che richiede risposte globali e che la comunità internazionale non può ignorare”. È uno dei passaggi dell’omelia della Messa celebrata ieri, 27 settembre, dal Patriarca dei Latini di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, presso il Centro Notre Dame di Gerusalemme in occasione della Giornata del Migrante.

Il porporato ha sottolineato come il costruire barriere non sia la soluzione, “poiché le barriere rappresentano la paura, cancellano ogni promessa di futuro e mettono in evidenza la nostra mancanza di visione”. Si è soffermato poi sulle famiglie che vivono in Terra Santa che, “a causa del conflitto e delle sue conseguenze, sono costrette ad andarsene per offrire migliori opportunità ai propri figli”.

Non vedere l’altro

La riflessione del Patriarca si è sviluppata su due espressioni – “avere un nome” e “vedere” – tratte dal passo del Vangelo della domenica. In esso il povero ha un nome, il ricco no. “Avere un nome – afferma Pizzaballa - significa avere un'identità, una storia, un volto, una famiglia, far parte di una comunità. In breve, significa essere lì per qualcuno”. Sul “vedere”, ha sottolineato come si guardi solo con il cuore, un cuore aperto all’altro. Spesso questo non accade e non ci si accorge nemmeno di chi ci vive accanto, “lo vediamo in tutto il mondo, dove milioni di persone sono costrette a lasciare le loro case, le loro famiglie e i loro Paesi per cercare opportunità migliori per sé stessi e per i propri cari, o semplicemente per sostenere le famiglie che rimangono indietro”.

Restare invisibili

Parlare di migrazione è spesso difficile: soprattutto in Terra Santa resta nascosta ma “è evidente a chiunque presti attenzione a ciò che accade intorno a sé – ha affermato il cardinale – che riguarda migliaia di persone che non possono rimanere invisibili”. Come non invisibili sono le ferite che lasciano un segno profondo, le espulsioni con bambini e giovani costretti a lasciare il luogo in cui si è cresciuti per un Paese sconosciuto. Ci sono poi le persone “senza alcuna garanzia giuridica, con il rischio di essere costretti ad andarsene in qualsiasi momento, senza mezzi e senza la possibilità di ottenerli, costretti – come il Lazzaro del Vangelo – a vivere di briciole”.

Gli orrori del conflitto

Nel doloroso elenco di Pizzaballa ci sono le persone che vivono in condizioni di lavoro umilianti, e in particolare i tanti bambini che non hanno la possibilità di vivere come le altre famiglie, costretti a partire per un Paese straniero e non necessariamente amico. “Penso – ha affermato – a coloro che, negli ultimi due anni, hanno sofferto in modo tragico gli orrori del conflitto, uccisi in questa guerra: il 7 ottobre nei kibbutz, negli ultimi mesi nel nord di Israele sotto i razzi provenienti dal Libano e recentemente a Tel Aviv durante la guerra con l'Iran”.

Il ruolo della Chiesa

Sono persone invisibili, senza nome, che fanno “parte della vita di questa Terra Santa, contribuendo al suo sviluppo sociale ed economico e condividendo la stessa realtà di violenza, a volte fino alla morte”. In questo il ruolo della Chiesa è chiaro: ascoltare le loro voci e dare un nome. “Questa è la nostra missione: restituire dignità e identità a persone che molti preferirebbero non vedere né incontrare, ma che esistono, sono reali e attendono la nostra risposta. Perché è il Signore stesso, attraverso di voi, che bussa alla nostra porta, rivolge il suo sguardo verso di noi e interpella la nostra coscienza. Non possiamo ignorarlo. Non possiamo rimanere in silenzio”. Infine il ringraziamento del Patriarca agli israeliani “che lavorano per aiutare e sostenere i diritti dei tanti Lazzaro che vivono qui, e anche coloro che li accolgono rispettosamente nelle loro case per lavorare, trattandoli con dignità”.

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28 settembre 2025, 14:34