Il nuovo Museo Diocesano di Bergamo, un pellegrinaggio dello spirito
Paolo Ondarza – Città del Vaticano
Accorciare le distanze, essere in dialogo con tutti. Questa la missione del nuovo Museo Diocesano di Bergamo intitolato ad Adriano Bernareggi, vescovo della città dal 1936 al 1953. L’inaugurazione avverrà il prossimo 27 settembre.
Un dono
A tagliare il nastro, alla presenza delle autorità, sarà l’attuale vescovo monsignor Francesco Beschi: “La nuova sede del Museo Diocesano – spiega – è un dono che viene da lontano: dalla sensibilità e dalla cultura di Adriano Bernareggi che si impone non solo per il suo servizio alla diocesi, ma per il suo servizio alla Chiesa italiana. La sua sensibilità è conosciutissima: il Codice di Camaldoli lo vede protagonista, così come il grande amore per la liturgia e la convinzione che la promozione culturale dell'annuncio del Vangelo trovi nell'arte la sua forma più sublime”.
900 metri quadri di bellezza
La nuova sede del Museo Bernareggi apre sul colle di San Salvatore, nel cuore di Città Alta, all’interno dell’antico Palazzo episcopale. Oltre 900 metri quadrati di superficie espositiva con dieci sale su due piani. 60 opere d’arte, tra dipinti, sculture e oggetti preziosi: testimonianze dal ‘300 al ‘900, dalla scultura medievale a Lorenzo Lotto e Andrea Previtali, da Giovan Battista Moroni a Carlo Ceresa ed Evaristo Baschenis, fino all’omaggio novecentesco a Manzù e Scorzelli.
In dialogo con il territorio
Il Bernareggi si propone come punto di riferimento e luogo di ricomposizione e narrazione del ricco patrimonio artistico custodito nelle chiese del territorio. Nella collezione trovano posto infatti anche opere provenienti da varie parrocchie della Diocesi, che saranno esposte temporaneamente.
Non una semplice collezione
“Il Museo – prosegue Beschi – vuole essere un patrimonio di umanità, di un’umanità ispirata alla fede. Non si tratta semplicemente di una collezione: è un percorso, un pellegrinaggio, un viaggio dello spirito”.
L’arte, necessità dello spirito
Il Bernareggi è dunque espressione concreta di come la bellezza sia via privilegiata per evangelizzare, per educare alla pace. “Penso al messaggio che Paolo VI rivolse agli artisti all'indomani del Concilio Vaticano II”, osserva Beschi, “quando disse che questo mondo ha bisogno di bellezza per non sprofondare nella disperazione. Queste parole scritte sessant’anni fa, oggi riecheggino con una particolare intensità. Così come la domanda che Papa Francesco si faceva quest'anno, prima della sua malattia: a che serve l'arte in un mondo ferito? Non ci sono forse cose più urgenti e più necessarie? L'arte non è un lusso, ma una necessità dello spirito. Educare alla bellezza significa educare alla speranza”.
Un Museo diffuso
Molto più che uno spazio espositivo, il nuovo Diocesano di Bergamo dispone di ambienti deputati alle conferenze e alle attività educative, di una sala multimediale che ricostruisce il tessuto architettonico in cui l’edificio insiste. Non solo: il Bernareggi è un museo diffuso dedicato alla Chiesa di Bergamo.
Un unico biglietto consente di accedere anche all’antico Palazzo vescovile con la meravigliosa Aula Picta, al Battistero trecentesco, ai resti dell’antica Cattedrale paleocristiana, all’Oratorio di San Lupo dedicato all’arte contemporanea e, in futuro, anche all’area archeologica del Tempietto romanico di Santa Croce, dove è in corso una campagna di scavo. Un’esperienza di visita che abbraccia oltre 1700 anni di storia.
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