Terra Santa, nel 2024 oltre cento casi di violenza contro i cristiani
Roberto Cetera - Gerusalemme
Sono 111 i casi di aggressione o violenza registrati nel 2024 in Israele e a Gerusalemme contro religiosi (e non solo) cristiani. La maggior parte nei confronti delle persone, ma in 35 casi si è trattato anche di vandalismi su chiese, monasteri e insegne pubbliche religiose. Allarmanti i dati contenuti nel rapporto annuale sugli attacchi ai cristiani di Terra Santa redatto dal Rossing Center — l’organizzazione per la pace e il dialogo interreligioso che da anni ormai segue l’escalation di violenze contro i cristiani che vivono in Israele e Palestina, attraverso il programma Jcjcr (Jerusalem Center for Jewish Christian Relations) — presentato ieri sera a Gerusalemme.
L’influenza dell’estremismo
In quasi tutti i casi i responsabili individuati sono giovani ebrei ultraortodossi appartenenti ai circoli dell’estremismo nazionalista-religioso. Purtroppo la crescente influenza di quest’ultimo nella politica governativa israeliana ha contribuito a creare un ambiente di costante minaccia nei confronti delle minoranze religiose e, in particolare, dei cristiani. I risultati sono nefasti: in un sondaggio promosso dallo stesso Rossing Center ben il 48% dei giovani cristiani sotto i 30 anni intervistati ha dichiarato di considerare la possibilità di lasciare la regione e migrare, e ben il 77% di essi dichiara che il motivo principale sarebbe proprio dato dall’escalation di discriminazione e violenza sofferti dai cristiani e dal deterioramento complessivo della situazione socio-politica.
La popolazione israeliana
Molto interessante è, nel report, l’elaborazione delle statistiche generali prodotte dall’Ufficio centrale di statistica di Israele. La popolazione israeliana nel 2024 ha raggiunto i 10 milioni di abitanti. Di questi 7.700.000 sono ebrei e 2.100.000 sono arabi. I cristiani che vivono in Israele sono appena 180.000, e di questi l’80% sono arabi. I cristiani arabi rappresentano il 7% dell’intera popolazione araba di Israele. Più in particolare, nella città di Gerusalemme vivono 591.000 ebrei che rappresentano il 61% della popolazione, mentre gli arabi sono 385.000. Ma di questi solo 13.000 sono cristiani; cioè il rapporto tra musulmani e cristiani a Gerusalemme è 96% contro 4%. Rispetto all’anno precedente la popolazione ebraica è cresciuta di mezzo punto e quella araba diminuita della stessa misura, in linea con la progressiva “giudaizzazione” della città auspicata dal governo, che proprio in questi giorni sta approvando un massiccio piano di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme est che prevede la costruzione di circa 11.500 nuove unità abitative. Ma la cosa più rilevante è che il 29% degli abitanti della città santa si qualifica come “ebreo ortodosso”, il che costituisce in pratica oltre la metà degli abitanti ebrei di Gerusalemme.
Gli effetti della Basic Law
Trend, quelli indicati dagli analisti del Rossing Center, che vedono una progressiva intenzionale “giudaizzazione” di Gerusalemme e della Terra Santa. Una tendenza che ha trovato la sua cornice legale nella cosiddetta “Basic Law” (Israele non ha una propria costituzione, ma una ventina di leggi fondamentali, chiamate basic laws) del 2018 su “Israele nazione-stato del popolo ebraico” che arretra sul piano dell’interreligiosità e dell’inclusività rispetto alla Basic Law del 1992, significativamente intitolata alla “Dignità umana e libertà”. In realtà la Basic Law del 2018 ha avuto scarsi effetti pratici, ma sicuramente fornisce un quadro di preoccupante divisione della popolazione in cittadini di diverse categorie, che può ispirare il clima di violenze perpetrate dalle frange più estremiste. Un tema di uguale intensità è poi quello del sistema fiscale riguardante le confessioni religiose “minori”, che godono di un’esenzione per i soli luoghi di preghiera e non anche per le scuole, gli oratori giovanili, e le case di accoglienza per pellegrini: una tassa, questa sugli immobili, che in ebraico si chiama “arnona”. E sono numerosi ormai i contenziosi aperti tra le comunità cristiane (in primis la Custodia di Terra Santa) e le istituzioni municipali.
La violenza della criminalità
Un’ultima questione che pone in estrema difficoltà i cristiani di Terra Santa, specie in Galilea e nel nord, è infine il dilagare della violenza scatenata dalla criminalità organizzata di tipo mafioso che alligna nella popolazione arabofona e che solo lo scorso anno ha prodotto circa 230 assassinii. I cristiani di quelle zone, normalmente miti ed aderenti ai principi di legalità, vivono così un ulteriore elemento di tensione e disagio.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui