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Pakistan, i cristiani continuano ad essere vittime di violenza Pakistan, i cristiani continuano ad essere vittime di violenza

Pakistan, i cristiani continuano ad essere vittime di stupri e aggressioni

Nelle città di Sheikhupura e Faisalabad, le minoranze vivono forme di persecuzione e di intolleranza. Padre Lazar Aslam: “Resta preoccupante la violenza. Le ragazze vengono spesso costrette a sposarsi e convertirsi, e le false accuse sono una dura realtà per molti”

Paolo Affatato – Città del Vaticano

Una strisciante intolleranza verso i cristiani del Pakistan continua a destare preoccupazione nelle comunità dei credenti. E a macchiare un tempo che ha visto cristiani e musulmani celebrare insieme e condividere momenti di preghiera nel tempo speciale, rispettivamente, di Quaresima e Ramadan che, nel 2025, sono stati coincidenti, offrendo preziose opportunità di dialogo e di incontro.

Le accuse di blasfemia

Tra gli spiacevoli incidenti che hanno segnato le ultime settimane, quelle che accompagnano i cristiani verso la Pasqua, la recente aggressione al ventiduenne Waqas Masih, che ha subito violenza da un suo superiore nella fabbrica dove lavorava a Sheikhupura, nella provincia del  Punjab. In un dinamica che si è ripetuta in diversi altri casi, Waqas è stato accusato ingiustamente di presunta blasfemia, ovvero di aver profanato delle pagine del Corano. Poi si è rifiutato di convertirsi all’Islam come via per sfuggire alle false accuse. Colpito ripetutamente al collo, Waqas ha riportato gravi ferite ed è stato ricoverato in ospedale a Lahore, in gravi condizioni, mentre il suo aggressore è stato arrestato.

Stuprata perché cristiana

Ha fatto scalpore anche un orribile episodio di stupro e di rapina verificatosi il 25 marzo nei pressi dell’autostrada che attraversa il Punjab. Tre criminali hanno aggredito una coppia di coniugi cristiani, Adnan Masih e Shumaila, che viaggiavano in motocicletta verso Faisalabad. I due sono stati fermati dai rapinatori armati che hanno sottratto loro la somma di 800 rupie e un telefono cellulare. Ma, scoperta poi l’identità cristiana dei due, la violenza ha cambiato toni e modalità: gli uomini hanno iniziato a usare un linguaggio offensivo, intriso di disprezzo e crudeltà, declinatasi nello stupro di gruppo della donna, compiuto sotto gli occhi del marito. A manifestare solidarietà e supporto ai due, il senatore Khalil Tahir Sindhu, avvocato cattolico che ha visitato la famiglia (i due coniugi hanno tre figli) a Faisalabad. L’avvocato ha rivelato che parenti di uno degli imputati hanno anche minacciato le vittime perché non sporgessero denuncia, cosa che invece è stata fatta «per chiedere giustizia, perché tali crimini di odio non possono restare impuniti», ha detto, elogiando le forze dell’ordine che sono riuscite a identificare e arrestare tempestivamente i criminali. Ribadendo l’impegno del governo per la giustizia, il senatore Sindhu ha sottolineato che «la Costituzione del Pakistan garantisce protezione a tutti i cittadini senza discriminazioni di cultura, etnia o fede».

La vulnerabilità delle minoranze

«Questi incidenti — ha sottolineato il frate cappuccino di Lahore, padre Lazar Aslam — mostrano la vulnerabilità e la discriminazione affrontate dai gruppi minoritari in Pakistan, in particolare i cristiani. Resta preoccupante la violenza contro le minoranze religiose. Le ragazze vengono spesso costrette a sposarsi e convertirsi, e le false accuse sono una dura realtà per molti». In tale situazione, ricorda padre Aslam, i cattolici pakistani guardano alla testimonianza del servo di Dio Akash Bashir, il giovane cattolico che tutti considerano un martire perché nel 2015 ha sacrificato la sua vita per impedire un attacco terroristico alla sua parrocchia. La sua testimonianza ha unito cristiani di tutte le confessioni e, con loro, anche musulmani.

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