"Il vangelo dei piedi" di don Mazzi, un cristianesimo sempre in cammino
Eugenio Murrali - Città del Vaticano
“Solo camminando scopriamo che l’infinito è sempre a pochi passi”, scrive don Antonio Mazzi, nel suo saggio Il vangelo dei piedi. Beato l’uomo che ha sentieri nel cuore (Terra Santa edizioni, 144 pp.), tornato in libreria a distanza di sei anni dalla prima uscita. Il sacerdote veronese, che nel 1984 ha creato il "Gruppo Exodus" per aiutare le persone tossicodipendenti, ha oggi 95 anni e uno spirito inarrestabile. Solo pochi giorni fa, ricoverato per dei controlli, ha lanciato un appello per la sua fondazione, che fatica trovare a educatori. Un esempio, questa preoccupazione, di quel Vangelo agito raccontato nelle pagine del libro di don Mazzi.
Siamo tutti cirenei
Non un commento accademico, ma una serie di riflessioni concrete, che partono da un passo della Bibbia e arrivano alla realtà, alla vita delle persone, specialmente degli ultimi: “Ricordatevi che Dio ha fatto la storia con gli scartini”. Uno sguardo antiretorico attraversa i 46 brevi capitoli, in cui troviamo un’attenzione particolare a figure meno note delle scritture – “Siamo tutti cirenei sui sentieri della vita” - e persino agli animali: “ho amato le figure minori, quasi insignificanti". Ciò che ai margini diventa centrale per don Mazzi, che scrive nel capitolo intitolato L’uomo che si sporca le mani: “Quasi sempre le cose più importanti avvengono lungo sentieri improvvisati o in situazioni le più impensate”.
La bellezza delle parabole
Tra i molti spunti di questa antologia di pensieri un posto particolare è ricoperto dalle parabole: “a Primavalle le parabole di Luca mi hanno nutrito e salvato”. A Primavalle, una dura periferia romana, don Antonio ha trascorso alcuni anni da giovane sacerdote. Si domanda: “Può Cristo aver usato la parabola soltanto come occasione per predisporre al mistero, alla dottrina, alla storia, oppure erano e sono già teologia, storia, Bibbia?”. I racconti evangelici tornano spesso nelle riflessioni dell’autore, che parla di un “Cristo delle parabole”, storie capaci di “muovergli dentro l’universo”.
Un Dio che sceglie la periferia
Per don Mazzi “il Vangelo è il libro della periferia” e Dio stesso è sempre vicino agli ultimi: “Può esistere un dio delle periferie? Se c’è lo amo da morire”. Attraverso la comunità di Exodus, don Antonio ha potuto esprimere e trasformare in azione tangibile la cura per gli emarginati, per chi vive nella disperazione, come se da sempre fosse in consonanza con il pensiero di Papa Francesco, proteso verso le periferie esistenziali e argine alla cultura dello scarto. Una delicatezza verso l’altro che ben si riassume in alcune domande dell’autore: “Se facessimo più bambini e lasciassimo meno soli i vecchi? Se a tavola, ogni sera, la famiglia fosse intera e più serena? Se usassimo con meno prepotenza la macchina e rispettassimo di più i pedoni?”.
La poesia del Vangelo
“Purtroppo solo adesso, vecchio, riesco a capire che il Vangelo è un testo di poesia, è la storia di un uomo che accende lampade, fiamme, beatitudini, parabole, […] che ama i gigli di campo e veste gli uccelli del cielo”, osserva don Mazzi. E nel suo libro troviamo anche molti riferimenti a uomini di parola, da padre David Maria Turoldo al cardinale José Tolentino de Mendonça, da don Tonino Bello a don Angelo Casati e padre Ermes Ronchi. Una poesia che vive anche nei capitoli di questo volume, scritto con forza e passione per ricordarci che la chiesa è sempre in pellegrinaggio e che l’essere umano è un homo viator, in viaggio verso il bene : “Se non riesci a pensare, cammina. Se pensi troppo, cammina. Se pensi male cammina. Il vero uomo si inventa ogni giorno camminando”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui