Haiti, i vescovi: la grandezza del male ci impone un profondo esame di coscienza
Francesco Ricupero – Città del Vaticano
Il tempo di Quaresima, in quest’anno giubilare, ci invita a vivere sotto il segno della speranza. «Pertanto — si legge in un messaggio dei vescovi di Haiti — siamo chiamati a fare di questa Quaresima un vero pellegrinaggio spirituale verso la Pasqua di Cristo, fonte ultima della nostra speranza». Nel particolare contesto di Haiti, «viviamo questo tempo quaresimale come un vero cammino di penitenza. Da troppo tempo assistiamo a indicibili sofferenze segnate da orrore, violenza, tirannia da parte di gruppi armati, nell’indifferenza o nell’impotenza di quanti dovrebbero garantire giustizia e pace. Come il popolo d’Israele in fuga dall’oppressione dell’Egitto — ricordano i presuli haitiani — viviamo in un periodo dove il male sembra scatenato, dove il sangue degli innocenti grida al cielo».
Perduta la nozione di bene e di male
Secondo l’episcopato, «ogni haitiano deve sentirsi preoccupato e indignato per la devastazione a cui è sottoposto il Paese, a cominciare da azioni di distruzione sistematica e organizzata delle nostre infrastrutture sanitarie (ospedali, farmacie, laboratori medici) ed educative (biblioteche, scuole, università), nonché da attacchi alla vita sacra». Cosa dire — scrivono i vescovi — «dell’efferato atto di strappare con violenza un bambino dalle mani di sua madre e gettarlo tra le fiamme davanti agli occhi inorriditi di questa povera madre?». I presuli sono più che mai convinti che gli autori di tali atrocità «dovrebbero essere processati e puniti senza indugio. La grandezza del male che ci colpisce ci impone un esame profondo della nostra coscienza. Quelli che distruggono vite e uccidono i sogni di tante famiglie hanno perso ogni nozione del bene e del male». Per i presuli «la loro esistenza è anche il riflesso di una società malata, minata dall’ingiustizia, dalla corruzione e dalla povertà».
La Quaresima richiama alla conversione
Di qui, l’episcopato si chiede come sia possibile che queste persone «agiscono nella totale impunità e sembrano addirittura protetti. Di chi sono le mani assassine? Al soldo di chi agiscono attuando questo progetto per distruggere la nostra cara patria? Coloro che li osservano agire e che hanno il potere e l’autorità per metterli fuori combattimento e non lo fanno — prosegue il messaggio — si rendono complici dei loro orrori. La Quaresima ci chiama alla conversione. Ognuno, al proprio livello, deve chiedersi: sono indifferente o la paura mi impedisce di essere un pacificatore? Ho contribuito, attraverso le mie scelte, a rafforzare l’ingiustizia che affligge il Paese? Il nostro popolo, oggi perseguitato e ferito, può trovare in Cristo risorto la forza per alzarsi. Ma questo richiede un cammino di fede, di solidarietà e di azione concreta».
Infine, il messaggio evidenzia quanto sia necessario costruire, nella fede e nella giustizia, «una società dove la vita è rispettata, dove la legge ha la precedenza sulla forza brutale, dove tutti si sentano responsabili del bene comune».
Gridare per la pace
In questo difficile momento, i vescovi esortano «ogni battezzato a fare di questa Quaresima un tempo di impegno spirituale concreto. Nel digiuno e nella preghiera, di fronte al male che ci supera, dobbiamo gridare a Dio con insistenza. Possano le nostre chiese diventare luoghi di supplica per la pace. Aiutiamo, dunque, concretamente le vittime, sosteniamo le persone che hanno perso tutto, organizziamo azioni per dare sollievo ai più vulnerabili. Cerchiamo — conclude il messaggio — di essere l’uno per l’altro, la mano che si alza, la voce che soccorre!»
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