Ucraina, le madri e mogli di soldati dispersi: cercare insieme ci aiuta a sperare
Svitlana Dukhovych - Città del Vaticano
Due ali, una gialla e una azzurra, sono sul logo dell’Associazione di famiglie dei soldati ucraini delle Forze di Difesa Territoriale dispersi, catturati o uccisi nel corso della guerra su larga scala che dura da quasi tre anni. «Queste ali sono il simbolo della nostra fede. La fede ci spinge ad agire», spiega Maryna Bohush, responsabile dell'associazione. Mercoledì scorso, 15 gennaio, cinque di loro hanno partecipato all'udienza generale con il Papa, al termine della quale Francesco, avvicinandosi alle donne ucraine, le ha salutate scambiato qualche parola. Nell’intervista in studio ai media vaticani, le rappresentanti dell’associazione hanno descritto le loro attività dell'associazione, sottolineando l'importanza del sostegno reciproco e condividendo le loro impressioni sull'incontro con il Papa.
Oltre 500 famiglie unite dal bisogno di sostenersi
Maryna ha deciso di fondare l'associazione nel maggio del 2022, dopo che il fratello del marito era scomparso al fronte assieme ad altri 8 soldati ucraini. «È stato un fardello pesante per tutta la famiglia - racconta - anche perché Vitaliy è per me la personificazione di bontà e gentilezza. Per le famiglie che iniziano a cercare le persone scomparse è sempre molto difficile capire come muoversi. Per me era probabilmente più facile, così ho intrapreso questa missione». La giovane donna ha creato il gruppo su Viber, al quale hanno cominciato a unirsi altre famiglie. Aattualmente l'associazione comprende 545 famiglie.
Un lavoro enorme
La loro missione principale è la ricerca di soldati dispersi e prigionieri di guerra. «Il problema che dobbiamo affrontare è che non c'è alcuna conferma della prigionia”, spiega Maryna. Quotidianamente, prosegue, “ogni donna che cerca una persona cara, apre il canale su Telegram dove i russi pubblicano le foto dei militari ucraini uccisi e presi come prigionieri. Le guardiamo nella speranza di identificare i soldati. Ma anche quando li rintracciamo in prigionia è molto difficile denunciarlo ufficialmente, perché alla Croce Rossa non basta avere foto o video. Quindi è un lavoro enorme anche trovare dati che confermino che si tratta di quella persona».
Tra le attività dell'Associazione delle Famiglie dei soldati delle Forze di Difesa Territoriale dispersi, catturati o uccisi ci sono anche l'approvazione di varie liste che vengono presentate agli enti governativi, il sostegno alle famiglie dei militari caduti, il supporto ai soldati ancora in servizio al fronte e a quelli che sono tornati dal fronte e hanno bisogno di riabilitazione, oltre all'organizzazione di manifestazioni per chiedere il rilascio dei prigionieri. «Alcuni – osserva la responsabile dell'associazione - potrebbero non capire l'efficacia di tali manifestazioni, ma questo è l'unico modo per essere la voce dei prigionieri».
Bussiamo a ogni porta
Per ognuna delle cinque donne intervistate, l'associazione è diventata un'ispirazione per agire. Il figlio di Olena Skytiuk è scomparso nel settembre 2023 e lei si è unita all'associazione quasi subito dopo. «Non c'è tempo per aspettare - evidenzia Olena - dobbiamo agire, fare qualcosa. Stiamo facendo tutto il possibile per trovare almeno un filo, almeno qualcosa che possa darci qualche notizia sui nostri cari. Bussiamo a ogni porta, perché siamo la loro voce, le loro mani, i loro piedi. Dobbiamo lottare per loro qui come loro hanno lottato per noi là».
Iryna Maryshkina è la moglie di un compagno d'armi del figlio di Olena Skytyuk. È scomparso all'inizio di ottobre del 2023, a una settimana di distanza dalla scomparsa del figlio di Olena. «Sono venuta a Roma con i miei due figli - racconta la donna -perché il loro papà è scomparso. Sono loro che mi danno forza e mi motivano ad agire, perché io non sono sicura se riuscirò a trovare mio marito, ma in ogni caso potrò dire ai miei figli con certezza che ho fatto tutto quello che potevo».
Oltre la disperazione
«Dopo aver ricevuto la notizia che mio figlio era disperso, mi sono sentita distrutta, sola e non sapevo cosa fare”. Olena Prokopenko descrive il suo dramma personale tanto simile a quello delle altre donne, nel quale ha trovato una strada per cui ricominciare. Mio figlio, dice, “aveva compiuto vent'anni all'inizio di febbraio del 2022 e il 24 febbraio è scoppiata la guerra. Ha combattuto per quasi un anno, ma poco prima del suo ventunesimo compleanno è scomparso. Ero totalmente disperata e questa disperazione mi ha steso. Mi sono ritirata in me stessa e per circa sei mesi ho cercato semplicemente di fare qualcosa per distrarmi dal dolore. Ogni sera e ogni mattina iniziavo con una preghiera per mio figlio disperso. E quando ho capito che forse non ero sola - perché nel Paese, purtroppo, molte famiglie si trovano nella mia stessa situazione - ho deciso di cercare una qualche associazione di donne con cui poter parlare. E l’ho trovata. È diventata per me come una seconda famiglia». Sono passati quasi due anni, ma purtroppo Olena non ha ancora nessuna informazione su suo figlio. Solo lo status di persona dispersa. «Ma ho speranza assicura - ed è con questa speranza che cerco di bussare a qualsiasi porta perché, si dice, ’bussa e ti sarà aperto'. Io spero che torni».
“Chi altro se non io?”
In seguito all'invasione russa dell'Ucraina del 2022 alle Forze di Difesa Territoriale si sono uniti numerosi civili. Anche il figlio di Iryna Taranova è andato al fronte nei primi giorni di guerra, «nonostante avesse un buon lavoro e delle opportunità». «Mi ha detto: “Chi altro se non io?” - ricorda Iryna – e infatti tutti i nostri soldati che sono andati in guerra nei primi giorni hanno detto: “Chi altro se non io?“». La madre ricorda l'ora e il minuto in cui si è perso il collegamento dalla posizione in cui suo figlio stava combattendo: 7 dicembre 2022, ore 6:10. «Quel giorno sono scomparsi quindici ragazzi. Sono passati due anni e un mese e non ci sono informazioni precise su nessuno di loro. Però noi non ci fermiamo mai, stiamo aiutando tutti, ci uniamo e aspettiamo».
Essere in costante attesa e non sapere cosa stia accadendo alla persona amata è un dolore atroce. Cosa fare con questo dolore? «Non sappiamo mai - è la riflessione di Iryna - perché queste prove vengono date. Non so se sia una prova per me o per mio figlio. Ma le prove più terribili possono diventare anche uno spazio per lo sviluppo umano, perché dopo che hai perso la persona amata e non sai dove sia, allora non c'è più niente che ti possa spaventare: vai e fai di tutto per trovarla».
La potenza della preghiera
Mercoledì 15 gennaio, le cinque donne ucraine erano sedute in prima fila in Aula Paolo VI all'udienza generale con Francesco. Al termine dell'udienza, hanno avuto un breve incontro con il Papa. Spiegando cosa le ha spinte a compiere il difficile viaggio fino a Roma e in Vaticano, Maryna Bohush indica il logo della loro associazione, stampato sulle loro magliette, che raffigura due ali, una blu e una gialla, colori della bandiera ucraina. «Queste ali - dice - sono un simbolo della nostra fede, e la fede ispira l'azione. Per questo abbiamo deciso di andare in Vaticano, in un luogo sacro, per rafforzare le nostre preghiere. Sono molto forti, ma quando una preghiera si unisce alle preghiere di altre persone diventa potente. Diventa uno strumento che funziona davvero».
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