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L'evento a Roma "Agenda per la pace 2025" L'evento a Roma "Agenda per la pace 2025"

A Roma riuniti i "costruttori di speranza" per rilanciare l'appello di pace

Presso la sede di Esperienza Europa–David Sassoli, oggi l'evento "Agenda per la pace 2025, il ruolo dell’Europa e le sfide del Giubileo" organizzato dal Parlamento Europeo in Italia: un confronto senza precedenti sulla speranza di voltare pagina e lasciarsi alle spalle i conflitti. Presenti leader di movimenti ecclesiali, l’imam della grande moschea della capitale Akkad e il presidente della Comunità ebraica di Roma, Di Segni. In collegamento da Gerusalemme il ministro Tajani

Federico Piana - Città del Vaticano

La Chiesa torna a mobilitarsi per continuare a costruire la pace. E questa volta lo ha fatto in modo visibile dando voce a tutti i movimenti e a tutte le associazioni cristiane che hanno fatto proprio il richiamo di Papa Francesco a trasformarsi in testimoni del dialogo aperto, senza esclusione, che conduca alla verità senza condizionamenti delle diverse posizioni sociali e politiche. Molti leader di queste realtà ecclesiali - dalla Comunità di Sant’Egidio alle Acli, dall’Azione Cattolica al Movimento dei Focolari, passando anche per gli Scalabriniani e Comunione e Liberazione – oggi hanno animato un confronto senza precedenti sulla speranza di voltare pagina e lasciarsi alle spalle guerre sanguinose e conflitti mai risolti e su come l’umanità, ogni singolo individuo ed organizzazione, possa contribuire ad un obiettivo arduo ma non impossibile indicato ancora una volta dal Papa nella bolla di indizione del Giubileo 2025, Spes non confundit.

Tappa di un percorso

L’evento che si è svolto oggi nella sede italiana del Parlamento europeo di Roma-David Sassoli – al quale hanno preso parte anche l’imam della grande moschea della capitale, Nader Akkad, e il presidente della Comunità ebraica di Roma, Noemi Di Segni - è stata l’occasione per ribadire con forza la necessità di tornare ad essere veri costruttori di pace. “Questo nostro incontro è la prima tappa di un’agenda per la pace che dovrà vederci sempre più protagonisti” ha detto Piero Damosso, giornalista dal cui libro intitolato “Può la Chiesa fermare la guerra?” è giunto lo stimolo per organizzare questo sunmit.

Mediatori non intermediari

L’accordo tra Israele ed Hamas e la situazione in Siria hanno fatto dire a Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, che “sono deboli segnali di speranza ma ci sono, sono lì". “Quando era arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio - ha aggiunto - ci disse: io apprezzo il vostro lavoro perché voi siete mediatori e non intermediari, gli intermediari sono quelli che vogliono guadagnare loro evidentemente dalla pace, mentre l'unico interesse dei veri mediatori è superare la sofferenza dei popoli coinvolti. Per fare la pace occorre lo stile non violento”.

Ponti di speranza

Della necessità della pace costruita dal basso ha parlato anche Margaret Karram, di origine palestinese e presidente del movimento dei Focolari. “Per ottenerla tutti, ma proprio tutti, dobbiamo costruire ponti di speranza. E la nostra comunità lo sta facendo in tante zone del mondo devastate dai conflitti come ad esempio Libano e Siria: aiutiamo tutti senza distinzione”.

Non perdere il coraggio

Presente all’incontro anche il vicepresidente del consiglio e ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, che il collegamento da Gerusalemme dove è in visita – la prima di un esponente di governo straniero dopo la firma della tregua – ha voluto esprimere gioia per l’intesa e confermare l’impegno dell’Italia per la pace: "Tra qualche settimana tornerò qui per accogliere le navi del progetto Food for Gaza che ha l’appoggio israeliano e palestinese. Per la pace ci vorrà tempo ma si deve lavorare in questa direzione senza perdere il coraggio”.

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20 gennaio 2025, 18:39