Padre Faltas: la luce a Gaza dopo 471 giorni d'orrore
Ibrahim Faltas - Gerusalemme
Il 19 gennaio 2025: sarà una data che entrerà nella storia? Lo sarà se verrà ricordato come il giorno in cui è finalmente cambiato il percorso della storia. Ripetiamo che è un inizio per non essere delusi da tristi cambiamenti, per sperare che la tregua si trasformi presto in una convivenza pacifica e duratura. Dopo 471 giorni di orrore, questo è stato il primo giorno che non ha sentito suoni di morte, è stato il giorno in cui la tensione e la paura hanno lasciato il posto a sorrisi e a gesti distesi.
Avere fede
Alle prime ore del mattino Gerusalemme aveva una luce diversa mentre andavo a Cana a celebrare la Santa Messa per ricordare il primo miracolo di Gesù. In sacrestia, mentre mi preparavo, avevo letto notizie ancora incerte sull'inizio della tregua e durante l'omelia ho chiesto ai parrocchiani di essere degni eredi degli sposi di Cana, di avere fede, di affidarsi a Gesù per vivere la vera festa. Il vino era finito ma il Salvatore riempì quelle anfore vuote con un nuovo vino, simbolo del Sangue che rigenera. È il miracolo che aspettiamo, dopo la mancanza di pace, arriverà la vita nuova.
Le armi tacciono
Ho sentito forte la partecipazione dei fedeli e ho sentito l'intensità della loro preghiera. Alla fine della celebrazione, abbiamo potuto gioire e fare festa perché finalmente le armi erano ferme, il fuoco era cessato, si potrà cercare di aiutare le tante sofferenze fisiche e morali di chi è sopravvissuto a Gaza. In 471 giorni non è stato possibile farlo.
L'incessante preghiera di Francesco
È il giorno in cui Papa Francesco ha potuto vedere la sua incessante preghiera per la pace in Terra Santa dare il primo frutto, ha potuto ringraziare chi ha lavorato e chi ha mediato per arrivare ad un primo risultato, ha potuto sentire che i suoi innumerevoli appelli sono stati ascoltati. Il Santo Padre non ha smesso di chiedere soluzioni concrete per dare sicurezza e stabilità ai popoli, ha chiesto impegno e risposte affermative al dialogo, alla pace e alla riconciliazione, ha chiesto di destinare la spesa degli armamenti per sfamare e per curare le povertà del mondo.
Un'umanità che spera
Da 15 mesi, Papa Francesco ha chiamato ogni giorno la Parrocchia della Sacra Famiglia di Gaza: ha ascoltato, ha consolato, ha dato sostegno a chi, grazie alla sua quotidiana vicinanza, non è mai caduto nella disperazione e ha potuto credere nella pace possibile. Il Santo Padre è stato ed è sempre sostegno, rifugio e speranza! La Terra Santa è la terra di chi può avere la forza di sorridere dopo tanta sofferenza, di chi può ricevere l'abbraccio desiderato e atteso, di chi può respirare liberamente senza oppressione, di chi tenacemente continua a sperare e a credere nella pace. Sono sorrisi, abbracci, speranze di donne, di uomini, di bambini che non hanno la stessa fede e la stessa nazionalità ma appartengono al futuro dell'umanità e del mondo.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui